Si afferma spesse volte che se la scuola non va bene la colpa è degli insegnanti demotivati. Ma ditemi se il problema scuola si debba affrontare in questo modo superficiale.
Mi sono chiesta se, nella scuola e generalmente, valga più un dirigente o la ricerca degli insegnanti. A questa domanda i dirigenti, generalmente, affermano che è la dirigenza ad avere più valore.
Molti docenti, intellettuali, invece, sono convinti che senza ricerca non c’è scuola, che senza ricerca non c’è innovazione, anzi la ricerca deve essere un criterio per valutare gli insegnanti. Senza ricerca, non c’è innovazione nel vero senso della parola. Inoltre, per ritornare al tema, senza docenti non c’è scuola. Eppure, questa è la classe più malpagata e frustrata!!
Il dirigente è un organizzatore, che, spesse volte, non si occupa nè della didattica, nè di pedagogia.
Quante volte ci siamo sentiti dire dai nostri dirigenti, nei consigli di classe, che gli insegnanti, coinvolti nei problemi psicologici dei giovani studenti, si devono essenzialmente occupare della preparazione degli studenti e lasciare i problemi psicologici da parte.
Se pensate, la professione usurante dei docenti, soprattutto di chi si occupa di comunicazione, si confronta quotidianamente con fenomeni di bullismo, di gruppi non ben amalgamati, in cui il leader si sovrappone agli altri e non lascia spazio vitale ai membri del medesimo.
Ma, questo problema, come quello della ricerca didattica, interessano meno i dirigenti, sempre generalmente parlando ovviamente, che sono coinvolti sulla facciata scuola /azienda, sulla competizione digitale (toccasana della Buona Scuola!), sul ritorno mediatico dei Progetti per la scuola, sulle statistiche della Fondazione Agnelli e sul successo universitario dei propri allievi!! (Questo, però, è un dato importante).
Ma la scuola non dovrebbe principalmente occuparsi della crescita degli allievi, della nuova classe, che andrà a sostituire la vecchia, della capacità critica degli allievi, della preparazione vera e alternativa, in modo da creare veri cittadini? Che ben venga il libro della Costituzione in classe, che si legga e commenti, però, che la ricerca sia presente come metodo di analisi e studio, che i sistemi e le tecniche di studio siano insegnati e siano prioritari, che la classe diventi un luogo dove confrontarsi e comunicare, esprimendo il proprio mondo.
Questa è rivoluzione e cambiamento reale, non certamente l’introduzione dei telefonini in classe, che trasformeranno la classe e i giovani allievi, che già convulsamente li usano per collegarsi a facebook senza criterio o per inviare sms. Uno psichiatra, addirittura, consigliava di vietarli nelle gite scolastiche, per consentire la comunicazione e i familiari si sono indignati, quando una scuola li ha vietati.
Usiamo i telefonini, ma per la ricerca, per la semantica, per il dizionario, per capire meglio.
Ritornando alla questione Ricerca/Organizzazione, si dovrebbe sanare quella frattura, che la Buona Scuola ha ulteriormente provocato tra docenti e dirigenti, dando ai docenti lo spazio, che oggi è stato tolto, per contribuire alla crescita della scuola medesima e degli allievi, in tutti i sensi.
Purtroppo, oggi, con l’eccessivo potere dato ai dirigenti, tutte queste questioni si stanno affrontando, non vedendo i reali problemi, ma solo superficialmente.
Riformare la scuola significa trasformarla qualitativamente parlando, quindi renderla al passo coi tempi, evitando analfabetismi di ritorno ed emotivi.
La qualità non riguarda semplicemente la facciata di questa, ma i contenuti, la didattica, l’autonomia dello studente nell’affrontare la realtà, il senso critico, che si costruisce come una casa con i mattoni.
LA SCUOLA DEVE RIPARTIRE DALLA PERSONA E NON DALL’AZIENDA