Si è concluso qualche giorno fa presso la Commissione Cultura del Senato il lungo e complesso iter dell’indagine conoscitiva sugli effetti connessi all’eventuale abolizione del valore legale del diploma di laurea in Italia avviata esattamente un anno fa.
L’indagine è durata dunque per tutto il 2011 e dopo decine di audizioni e diverse giornate di dibattito si è concretizzata in un ampio documento che, alla fine, è stato approvato all’unanimità.
Il dato interessante emerso dal dibattito svoltosi in chiusura, prima del voto finale, riguarda il fatto che la maggior parte dei senatori intervenuti si sono dichiarati non pregiudizialmente contrari all’abolizione del valore legale della laurea.
Per certi aspetti gli abolizionisti più convinti si sono mostrati alcuni senatori del PD, come per esempio Andrea Marcucci e Antonio Rusconi.
I dissensi si sono invece manifestati sulla tempistica: alla fine la Commissione ha infatti approvato un documento in cui si evidenzia che “adottare oggi nel nostro Paese l’abolizione del valore legale della laurea presenterebbe, a fronte dei benefici conseguenti alla liberalizzazione del sistema universitario e alla piena autonomia delle università, vari cospicui aspetti negativi” tra cui una non favorevole accettazione da parte di sindacati e ordini professionali, ma soprattutto da parte degli studenti e delle famiglie, oltre che una probabile penalizzazione delle università territorialmente svantaggiate ed un probabile aumento dei costi universitari a carico degli studenti.
Chi si mostra particolarmente soddisfatto degli esiti dell’indagine è il senatore della Lega Mario Pittoni secondo cui le indicazioni contenute nel documento “faranno emergere i più preparati, senza dover aspettare abolizione valore legale titoli, ipotesi in linea con il nostro progetto per il reclutamento degli insegnanti”.
Il documento, infatti, suggerisce di dare meno importanza al punteggio di laurea, privilegiando al contrario l’esito delle prove di valutazione nella determinazione della graduatoria dei bandi di concorso per titoli ed esami per assunzione nella Pubblica Amministrazione.
“Si tratta di un atto – spiega Pittoni – che può fornire la spinta decisiva al nostro progetto di riforma del reclutamento degli insegnanti, già sul tavolo del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e sul quale forze sindacali (Cgil esclusa) e parti sociali si sono da tempo dichiarate disponibili a discutere”.
“La nostra proposta – prosegue Pittoni – prevede che per l’assegnazione delle cattedre ogni regione faccia riferimento a due liste. Una cosiddetta “ad esaurimento”, nella quale entrerebbero gli attuali iscritti alle graduatorie provinciali della stessa regione conservando i diritti acquisiti (con possibilità di concorrere in una regione a scelta anche nell’altra lista, se disponibili a rimettersi in gioco nelle prove di preparazione), ed una “aperta” alla quale potrebbero iscriversi tutti i docenti in possesso di abilitazione (in una sola regione, ma senza obbligo di residenza)”.
“In questo caso – conclude il senatore della Lega – la posizione in graduatoria, e quindi l’accesso alla cattedra, dipenderà dal risultato della somma del punteggio base (1/5 sui titoli, 4/5 su una valutazione approfondita effettuata a parità di condizioni con gli altri iscritti all’albo regionale) con il punteggio derivante dal concorso, che sarà su direttive nazionali – uguali per tutti – ma gestito a livello regionale”.
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