Valorizzare i docenti. È il nuovo leitmotive del M5S: il movimento ha inserito l’obiettivo nella lista dei 10 punti programmatici che il leader politico Luigi Di Maio ha presentato al Capo dello Stato: nel punto dedicato alla “tutela dei beni comuni”, l’ultimo, ii “grillini” hanno detto che nella scuola ci vuole una legge per il superamento delle classi pollaio e per la valorizzazione della funzione docente.
Il giorno dopo l’incontro al Quirinale della delegazione pentastellata con Sergio Mattarella, in attesa di un secondo giro di consultazioni per la formazione del nuovo Esecutivo, Nicola Morra, senatore M5s e presidente dell’Antimafia, torna sull’argomento.
Partendo dal concetto generale che “in questo momento di conclusione di un percorso è necessario avere coraggio e non abbandonarsi alle timide manovre o alle mezze misure” e che quindi occorre “ripartire da noi, dai nostri valori fondamentali, è quantomeno doveroso” iniziando a tutelare “l’ambiente, il rispetto e la tutela che gli dobbiamo”, Morra si è soffermato anche sulla scuola.
Il senatore del M5S ritiene che la scuola è un altro dei punti di forza per ripartire dovrà essere la scuola: un tema, sostiene su facebook, su cui “si gioca il futuro della democrazia italiana e non solo”.
Per rilanciare l’istruzione, conclude Morra, occorrono “interventi strutturali, con al centro la dignità di studenti, che sono innanzitutto persone e futuri cittadini, la valorizzazione della funzione docente, perché il ‘mestiere’ dell’insegnante torni ad essere riconosciuto come il più bello possibile nella sua funzione di far crescere la comunità tutta”.
Ma cosa intende il M5S quando parla di valorizzazione della funzione del docente? Sicuramente, i “grillini” vorrebbero portare a termine i disegni di legge avviati con la Lega: come le classi pollaio, su cui è tornata di recente la deputata 5S Lucia Azzolina, poiché i 20 alunni massimo per classe (non più di norma, come avviene ora) agevolerebbero non poco l’operato in classe della categoria.
La norma, anche se onerosa perché andrebbe a gonfiare molto gli organici, potrebbe essere anche avallata dal Partito Democratico, che sulla scuola ha dei punti da recuperare dopo l’impopolare approvazione della Legge 107/15.
E lo stesso potrebbe valere per l’assunzione dei vincitori di concorso, a cui si darebbe la possibilità di spostarsi di regione, e per la sparizione dell’organico di fatto, ad iniziare dai posti in deroga del sostegno.
Più problematica sarebbe, invece, la cancellazione della chiamata diretta, che rimane uno dei ‘cavalli di battaglia’ del Pd di Renzi, una cui componente non simbolica andrebbe a far parte dello stesso nuovo Governo M5S-dem.
Ancora più difficile sarebbe, poi, la manovra più importante per valorizzare gli insegnanti: l’aumento degli stipendi. Per muoverli in modo decente, diciamo tra i 100 e 200 euro al mese, servirebbero alcuni miliardi di euro: una montagna di soldi, che farebbe immediatamente rivendicare l’assegnazione di una somma simile anche da parte degli altri due milioni di dipendenti pubblici.
Il tutto, avverrebbe proprio mentre la Commissione Europea chiede di limitare le spese, tanto che ha rimandato la procedura d’infrazione per eccesso di debito pubblico per via dei risparmi di alcuni miliardi derivanti dalle mancate risposte a Quota 100 e reddito di cittadinanza.
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