”La buona scuola “ lo prometteva: il 2014-15 sarà l’anno di un Sistema di Valutazione Nazionale operativo per tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie. La direttiva del MIUR del 18 settembre 2014 fissa un percorso che dovrebbe servire non a creare una classifica tra istituti buoni e cattivi, ma a far sì che tutti si impegnino a migliorare il servizio con un piano definito dopo il Rapporto di autovalutazione. Nel frattempo l’unica parte del personale ad essere da subito valutata sarà la dirigenza scolastica, che dovrà rendere conto sia delle sue competenze professionali, sia dei risultati raggiunti con il piano di miglioramento.
“I dirigenti – ha dichiarato il presidente nazionale di DiSAL Ezio Delfino – sono caricati oggi di tante e gravi responsabilità di conduzione della scuola entro i difficili confini di un’autonomia limitatissima e congelata, con pochissimi strumenti per il miglioramento delle scuole”.
“Noi invece – ha ribadito Delfino – riteniamo che tutti gli operatori della scuola debbono essere valutati, presto e bene, con lo scopo di rendere la scuola più adeguata e attenta alla domanda di educazione e di istruzione delle giovani generazioni ed alle giuste attese delle comunità sociali verso un servizio che deve essere moderno ed efficace”.
La Direttiva sembra avere il merito di rimettere in moto una macchina che non riusciva a partire, nonostante ne fosse stato discusso per anni il design e studiata con attenzione la carrozzeria.
Temiamo tuttavia che dopo il primo “rombo di motori” e la successiva sgommata, non vada molto più lontano della porta del box:
– come è possibile valutare l’efficacia di un servizio limitandosi ai dirigenti e non comprendendo anche docenti e amministrativi (periferici e centrali) ?
– chi verifica la validità dei Rapporti di autovalutazione per non rischiare di ridurli ad un inefficace adempimento che fa compilare inutilmente pagine e pagine ancorché in formato elettronico?
– come potrà un sempre più esiguo corpo ispettivo avere strmenti sdeguati e tempo sufficiente per valutare ogni anno il dieci per cento delle scuole italiane, coadiuvato da esperti della valutazione scolastica tutti da formare e fuori della regione in cui si svolge il proprio servizio?
– dov’è il riconoscimento del merito, cioè il nesso tra esito positivo delle valutazioni e riconoscimento economico e giuridico a personale e scuole ? O, di converso, dove sono i provvedimenti in caso di esiti gravemente negativi ?
– dove sono gli strumenti di assistenza e formazione per le scuole ? Come è possibile che INVALSI e INDIRE seguano le ottomila scuole italiane in questo processo interno – esterno di valutazione e di miglioramento?
– se anche le scuole paritarie dovranno adempiere alla Direttiva, in quanto parte del Sistema nazionale di istruzione, dove si ravvisa il riconoscimento che lo Stato chiede per le nuove incombenze ?
Una vera autonomia della scuola comporta responsabilità e questa richiede una efficace, graduale, geralizzata e pubblica valutazione affinchè anche questa direttiva non diventi un’occasione perduta.