Intuito, emozioni, esperienza, vissuto: a scuola i bambini vengono valutati anche per questo? Spesso no, soprattutto quando prevale la logica delle verifiche standard, ripetute e fagocitanti, spesso da sintetizzare con freddi test e numeri che vanno oltre l’alunno-persona. C’è chi, invece, crede tantissimo nelle capacità naturali dei bambini e nel loro sviluppo: nel cosiddetto “metodo analogico”, sul quale si è dibattuto a Milano, l’11 e 12 gennaio, nel corso di una due-giorni di formazione, alla presenza 1.500 maestri, in larga parte donne.
Il fine di questo approccio – utile soprattutto per l’insegnamento della matematica ai bambini – è quello di far “spiccare il volo” agli alunni del primo ciclo, senza avere paura degli esiti, nemmeno quando sono negativi, per andare sempre in classe con il sorriso.
Un metodo che “può cambiare la vita”
Secondo i suoi promotori, riporta il cronista dell’Ansa presente all’evento formativo, è un metodo su cui puntare, perché “può cambiare la vita”.
Perché l’apprendimento del “metodo analogico” crea “appassionati allo studio, giovanissimi che per tutta la vita vorranno apprendere e quindi potranno affrontare i problemi della contemporaneità”.
I relatori hanno spiegato che il metodo è stato elaborato una ventina d’anni fa dal pedagogista e maestro Camillo Bortolato, poi condotto da Liana Baldan e Mariarosa Fornasier, docenti che sul tema hanno fatto ricerca e ragione di lavoro sul campo.
Oggi la scuola “del volo” viene adottata da migliaia di docenti a oltre un milione di alunni della scuola dell’infanzia e primaria: secondo una stima di massima, si potrebbe arrivare al 20% delle classi.
“Il metodo logico è una chimera”
Camillo Bortolato, 65 anni, da uno in pensione e 45 dedicati a trovare un’alternativa al metodo logico e infatti ‘padre’ di quello analogico, ha spiegato che per spiegare questo metodo di insegnamento bisognerebbe pensare a “Windows e ad Apple, alle tastiere di un computer che sviluppano l’intuito, alle dita delle mani con il loro fare on-off”.
“Il metodo logico – ha continuato – è una chimera perché non tiene conto dei processi associativi ed emozionali degli allievi. Cercare di insegnare tutto è una strategia perdente, mentre la didattica basata sull’attivazione cognitiva è una garanzia di successo come ha ben osservato Roberto Trinchero dell’Univesità di Torino”.
L’apprendimento spontaneo che richiama la vita di tutti i giorni
Liana Baldan, 55 anni, veneta di origine e milanese d’adozione con tanti anni di esperienza sui banchi ha detto che in classe accoglie “i bambini per quello che possono dare. Non li giudico, li stimolo ed è per questo che vengono in classe con il sorriso”.
“Faccio vivere loro un insegnamento basato sulla quotidianità, insegno la matematica basandomi su un apprendimento spontaneo che richiama la vita di tutti i giorni, l’uso del cellulare, del telecomando, del tablet, le immagini, le associazioni e la praticità. E i risultati sono sorprendenti. È un approccio educativo molto diverso da quello comune, che rischia di essere rigido e schematico”.
Bussetti non cancellerà i test Invalsi
Insomma, si tratta di un metodo in antitesi alla rigidità delle prove standardizzate, a partire da quelle Invalsi. Sulle quali, di recente, si è espresso anche il ministro dell’Istruzione.
A seguito delle voci di fusione o soppressione di Invalsi, Indire e Anvur, Marco Bussetti, ha tenuto a dire di non aver “mai detto di voler abolire i test Invalsi”.
Bussetti ha detto invece di volere rendere “il sistema di valutazione” dei nostri studenti “più efficiente” di oggi, in modo da “migliorare la qualità e renderla più efficace la valutazione perché si passi da una diagnosi a una cura”.
Il progetto di revisione però esiste
In ogni caso, un progetto di revisione già avviato esiste.
E’ contenuto nel ddl sulla semplificazione amministrativa con una delega al Governo per l’emanazione di norme finalizzate alla “razionalizzazione, eventualmente anche attraverso fusioni e soppressioni, di enti, agenzie, organismi comunque denominati, ivi compresi quelli preposti alla valutazione di scuola e università, ovvero attraverso trasformazione degli stessi in ufficio dello Stato o di altra amministrazione pubblica, salvo la necessità di preservarne l’autonomia, ovvero ancora liquidazione di quelli non più funzionali all’assolvimento dei compiti e delle funzioni cui sono preposti”.