L’ipotesi di sperimentazione sulla valutazione dei docenti presentata nei giorni scorsi dal Ministro Gelmini ha riaperto nuovamente il dibattito su una questione che tutti, a parole ritengono centrale e ineludibile.
L’impressione, però, e che in molti temono di dover affrontare un tema che, a distanza di 10 anni dalla ben nota vicenda del “concorsone”, potrebbe dare avvio una nuova e più pesante ondata di proteste nel mondo della scuola.
Senza considerare il rischio che sulla vicenda si realizzi non un confronto di opinioni e di ipotesi di lavoro ma più semplicemente di schieramenti politici.
In effetti se si leggono le proposte ufficiali del Partito democratico, contenute in un documento disponibile fin dalla scorsa estate, si scopre che sulla questione della valutazione dei docenti le posizioni dei due principali schieramenti politici non sono poi così distanti fra loro; e forse un punto di accordo si potrebbe anche trovare.
Per esempio il PD sostiene che l’intero processo dovrebbe basarsi su una “richiesta volontaria della valutazione nel momento in cui il professionista ritiene utile vedere riconosciuta la propria crescita professionale” e che la valutazione dovrebbe essere basata sulla “valorizzazione della didattica ordinaria di qualità e di ulteriori iniziative didattiche svolte nella scuola”.
Il PD parla anche esplicitamente di ”riconoscimento sociale, professionale ed economico come esito di una valutazione positiva e/o di accresciute responsabilità attribuite al docente o al dirigente (stabile: agendo ad esempio sugli scatti di anzianità, da anticipare a chi è più meritevole; per funzione svolta, ad esempio nel caso di responsabilità temporanee)”.
Ipotesi che richiama (e neppure troppo velatamente) il vecchio, vecchissimo, concorso “per merito distinto” che fino agli anni settanta consentiva ai docenti “migliori” di accelerare di un paio d’anni la propria carriera economica.
“In tale contesto – sostengono gli esperti che il PD ha coinvolto per mettere a puno la proposta (fra gli altri: Giorgio Allulli, Giovanni Bachelet, Mariangela Bastico, Vittorio Campione, Giancarlo Cerini, Letizia De Torre, Italo Fiorin e Sofia Toselli) – è utile sottolineare che ampio peso va dato all’effettiva capacità didattica con gli alunni (portfolio del docente), evitando che titoli accademici, master o frequenza a corsi esterni possano capovolgere un giudizio negativo sul campo”.
I docenti, conclude il documento, “sono sempre più disponibili ad essere valutati, tutti però, per non sentirsi vittime, pretendono chiarezza sulle finalità della propria valutazione, stabilità nel processo valutativo sull’arco di una carriera, trasparenza nell’uso degli strumenti”.
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