Il tema della valutazione del merito dei docenti è stato sempre presente nel dibattito sulla scuola; si accese alla fine degli anni Novanta quando il ministro Berlinguer tentò di introdurre il “concorsone“ per dare una soluzione al problema; ma tutto fu travolto dalla reazione dei sindacati e l’argomento si inabissò per riapparire con il documento su “la buona scuola” di Renzi. Anzi il documento propone una soluzione: la valutazione da parte di un soggetto terzo che sceglierebbe annualmente due terzi di docenti da premiare con un significativo aumento di stipendio, costringendo il residuo terzo a competere l’anno successivo per crescere nella valutazione e quindi meritarsi l’aumento stipendiale.
Dietro pressione dei sindacati, questa soluzione esclusivamente meritocratica è stata temperata mantenendo in parte il criterio della progressione automatica nella carriera e quindi nello stipendio legata all’anzianità di servizio.
Intanto l’Invalsi ha emanato il Rav (Rapporto sull’autovalutazione dei docenti) che è stato ufficialmente presentato a Roma il 4 e 5 dicembre 2014. Il documento utilizza alcuni aspetti del regolamento sulla valutazione dei docenti emanato col D.P.R. n. 80/2013 ed ha fatto conoscere alcuni indicatori di sistema che un gruppo di esperti propone a tutte le scuole italiane perché si autovalutino.
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Tra gli indicatori sono stati pure introdotti alcuni indicatori concernenti l’inclusione degli alunni con disabilità ed altri Bes. Questa dovrebbe essere una prima fase, cui dovrebbe seguire quella della valutazione degli utenti, le famiglie e quella finale di un soggetto terzo.
A mio avviso, il Rav ha due peccati di origine, che non consentiranno una seria autovalutazione dell’inclusione scolastica. Infatti gli indicatori su cui dovrebbero rispondere le scuole sono troppo generici e formulati in modo da rendere impossibile il controllo sulla veridicità delle risposte. in secondo luogo la valutazione riguarda le singole scuole nel loro complesso e non le classi e quindi le classi in cui l’inclusione viene svolta male si mimetizzeranno nella media di tutta la scuola e quindi non si avrà una vera valutazione del merito non solo dei singoli docenti, ma neppure del gruppo di docenti delle singole classi.
Questi tentativi che il Miur sta conducendo è dettato da una giusta esigenza di verificare quanto il lavoro didattico dei docenti sia produttivo nei confronti degli alunni. Ciò che a me pare errato, in questa prima fase e in quella finale, è il mezzo e cioè adesso la valutazione della scuola nel suo complesso e poi la valutazione dei singoli docenti.
Infatti, degli effetti fuorvianti della valutazione delle singole scuole nel loro complesso si è già detto; quanto alla valutazione del merito dei singoli docenti l’errore emergerà in sede applicative in modo devastante.
Si scatenerà una lotta senza quartiere tra i singoli docenti per accaparrarsi il punteggio per entrare nel numero dei due terzi che avranno aumenti di stipendio. Si scatenerà un individualismo sfrenato che è il contrario del lavoro cooperativo che tutta la pedagogia invita a realizzare in ogni gruppo di docenti di una classe. Non si raggiungerà il fine di migliorare il rendimento collettivo degli alunni della classe, ma il rendimento degli alunni nella propria disciplina, anche a danno del rendimento in altre discipline.
Meglio sarebbe stato, in questa prima fase, puntare sull’autovalutazione dei risultati delle singole classi, ivi compresi i risultati degli alunni con disabilità ed altri Bes. Ciò avrebbe spinto tutti i docenti della classe a far corpo comune per far raggiungere i migliori risultati complessivi a tutti gli alunni della classe. Ciò, lungi da determinare una concorrenza individualistica tra i docenti, avrebbe stimolato la coscienza di gruppo ed una sana concorrenza tra i gruppi dei docenti delle singole classi.
I docenti meno impegnati sarebbero stati stimolati dai colleghi ad impegnarsi per non fare sfigurare il gruppo nel suo complesso. Anche gli alunni con disabilità ed altri Bes sarebbero stati oggetto della massima attenzione, poiché il loro successo avrebbe innalzato la media della valutazione di tutta la classe, mentre con una valutazione della singola scuola, i risultati negativi si mimetizzano, come detto, e per la valutazione dei singoli docenti, i docenti curricolari, specie delle scuole secondarie, sono portati ad accentuare l’attuale deriva di delega al solo docente per il sostegno.
Ritengo che si sia ancora in tempo per correggere il tiro e far si che l’autovalutazione per l’anno in corso possa riguardare i risultati delle singole classi, che possono pure sommarsi in quella delle singole scuole, ma evidenziando le sedi essenziali dove si svolge la didattica, cioè il gruppo-classe. basterebbe un’integrazione alla direttiva sull’autovalutazione che richieda espressamente l’autovalutazione delle singole classi, prima di farle confluire in quelle del calderone comune di tutta la scuola. Sarebbe pure opportuno rendere meno generici alcuni indicatori, almeno quelli relativi agli alunni con disabilità.
Cosa pensano di ciò i docenti, i sindacati, le famiglie e gli esperti dentro e fuori il Miur?