La “Buona Scuola” valuta le competenze attraverso la valutazione delle conoscenze perché le competenze non sono la finalità dell’insegnamento, ma il risultato di un insegnamento efficace.
L’attuale crisi economica e le richieste del mondo del lavoro richiamano l’importanza di garantire a tutti i cittadini l’acquisizione di forti competenze professionali attraverso un costante apprendimento di qualità ed una maggiore capacità di mobilitare le competenze.
Quando parliamo di competenza ci riferiamo ad un complesso meccanismo che è il connubio di conoscenze, abilità e capacità che, tutte insieme, vengono messe in atto in una situazione pratica e totalmente nuova.
La competenza presuppone una capacità di scelta, essa è l’agire personale e socialmente apprezzabile di un individuo, basato sulle conoscenze e sulle abilità acquisite e già in possesso dell’individuo stesso, agire che è però delimitato in un contesto ed finalizzato a rispondere ad una esigenza, a risolvere un problema, ad eseguire un compito, ad attuare un progetto.
Risulta chiaro che la competenza è una caratteristica individuale che comporta il saper integrare le conoscenze pregresse, le abilità, i comportamenti individuali e relazionali, gli atteggiamenti emotivi, le scelte valoriali, le motivazioni e i fini per contestualizzarli e finalizzarli a risolvere situazioni problematiche. Essa implica pertanto la mobilitazione delle conoscenze e il “saper fare”. In definitiva la competenza non si costruisce solo assimilando conoscenze, ma mobilitandole ed utilizzandole al momento giusto, in tempo reale e in modo coerente con la situazione e per questo motivo nasce da una continua interazione tra individuo, ambiente e società, essa si situa tra significati personali e sociali, impliciti ed espliciti.
La competenza perciò non è e non può essere una finalità dell’insegnamento, non è quindi declinabile come obiettivo, si può configurare invece come il risultato di un processo di insegnamento efficace.
Richiede all’alunno una utilizzazione creativa delle conoscenze acquisite, delle abilità già possedute in virtù di una decisione personale e di una intenzionalità precisa. Le conoscenze oggi sono reperibili spesso in rete, conoscenze che però non potranno mai tramutarsi in competenze perché manca il processo di sedimentazione. Insistiamo nel sottolineare che le conoscenze e le abilità costituiscono le premesse imprescindibili delle competenze, difatti la competenza è la capacità di utilizzare conoscenze (sapere) e abilità (saper fare) in un contesto di pratico.
Non concordiamo con coloro i quali affermano che la Scuola della legge 107, definita la Buona Scuola, sia una scuola che non veicola più le conoscenze, ma solo le competenze, perché, come ribadito, le conoscenze sono parte integrante delle competenze, ma affinchè una conoscenza diventi competenza è necessario che essa venga metebolizzata, che diventi patrimonio del soggetto che apprende e che essa si vada ad inserire nel bagaglio culturale del soggetto affinchè questo la sappia reperire quando è necessario.
Risultato questo, che solo un processo di apprendimento messo in essere dalla scuola può ottenere. Ciò che si può imparare autonomamente risulta essere invece o una semplice conoscenza momentanea o una abilità transitoria.
La Commissione dell’Unione Europea afferma che l’obiettivo della valutazione scolastica deve essere quello di accertare se uno studente è in grado di esercitare prestazioni competenti in una situazione di studio o lavoro. Esempio che l’Italia sia in linea con le richieste di matrice europea sono le prove nazionali Invalsi e il SNV (Sistema nazionale di Valutazione).
In ambito scolastico, la competenza suppone un sistema, una rete di conoscenze che include: conoscenze dichiarative, quali eventi, nomi, significati, conoscenze procedurali cioè le procedure seguite per svolgere un compito, conoscenze condizionali o contestuali, cioè le condizioni di utilizzo delle conoscenze dichiarative e procedurali. E’ necessario riconoscere il bisogno di adottare approcci innovativi per l’insegnamento, con uno sforzo specifico rivolto alla promozione delle competenze chiave, anche oltre il termine dell’istruzione obbligatoria.
Ciò significa pertanto un maggiore collegamento con i fabbisogni richiesti dal mercato del lavoro, per la realizzazione di un linguaggio comune che favorisca l’occupabilità delle persone in uno scenario sempre più competitivo. La recente normativa sull’alternanza scuola-lavoro è la prova dell’impegno dei decisori politici in questo senso.
Riteniamo però che la Scuola abbia un ruolo chiave nell’abituare gli alunni, futuri cittadini, ad adattarsi alle richieste del mercato del lavoro. Se la competenza non è una finalità del processo di insegnamento, ma la diretta conseguenza di un modo di ripensare l’insegnamento, è necessario che la scuola predisponga situazioni di apprendimento nelle quali i soggetti possano vivere esperienze reali, complesse e globali e soprattutto occorre ripensare ai modelli di progettazione possibili, che siano interdisciplinari visto che interdisciplinare è il sapere, codificato in discipline di studio per una maggiore comodità di trasmissione e occorre anche ripensare a diversi strumenti di valutazione delle competenze.
E’ quello che tutti gli Istituti scolastici stanno facendo nel corso degli ultimi anni, ovvero una progettazione interdisciplinare che sia adeguata a valutare poi le competenze. La valutazione delle competenze è una valutazione di rottura perchè realistica, innovativa, costruttiva, contestualizzata, promozionale. È realistica perché coinvolge gli alunni in situazioni reali, è innovativa perché supera la logica lineare della valutazione tradizionale, chi è valutato è chiamato a risolvere problemi non strutturati usando le abilità efficacemente e in modo efficiente, è costruttiva perché costruisce il sapere e non lo replica.
Chi è valutato è chiamato a dimostrare ciò che conosce in modo costruttivo, è contestualizzata nella misura in cui richiede a chi valuta di agire in situazioni pratiche risolutive. Un’attenta valutazione delle competenze presuppone pertanto una attenta progettazione interdisciplinare che ha come conseguenza diretta una valutazione autentica che si connota come valutazione non del “cosa si conosce”, ma di “cosa si sa fare con quello che si conosce”. È chiaro che la valutazione delle competenze è basilare per dare opportunità a tutti di compiere prestazioni di qualità che consentano di diventare competitivi e soprattutto di sapersi adattare nel mutevole mondo del lavoro di oggi.