I lettori ci scrivono

Valutazione alla primaria: cambiare tutto per non cambiare nulla

Gentile redazione,

da maestro che cerca di pensare e lavorare per una didattica attiva, non mi stupisco della (anti)pedagogia del ministro Valditara e della nuova valutazione in arrivo alla primaria. Con amarezza va riconosciuto che il ministro – con l’apice della sua pedagogia dell’«umiliazione» – rappresenta il sistema di pensiero (magari inconsapevole) di molti insegnanti; forse della maggioranza di essi.

E l’agire sulla valutazione ne è un esempio massimo.

Scrive Reginaldo Palermo, commentando la novità dei giudizi sintetici alla scuola primaria: «Si tratta di una “scala” di sei livelli che molto probabilmente non poche famiglie (e forse anche molti alunni) tradurranno di fatto in 6 voti diversi, dal 10 al 5. Si otterrà forse una semplificazione del documento finale […] ma non è detto che in questo modo si possa davvero migliorare la comunicazione con le famiglie. Ma, soprattutto, non sappiamo ancora se il nuovo modello potrà davvero aiutare alunni e alunne a migliorare i propri apprendimenti».

Perfetto. Mi permetto tuttavia di aggiungere un particolare, da maestro di sostegno precario che dall’introduzione della valutazione per livelli del 2020 ha lavorato in diversi istituti e classi (quanto segue, pertanto, deriva dalle esperienze a scuola).

Se – rubando da Morin – i dirigenti e gli insegnanti non hanno una «testa ben fatta», per normativa si potrebbe anche avere la migliore forma di valutazione possibile (e quella dei quattro livelli di competenza, a mio avviso, non lo è), ma quasi nulla cambierebbe nella sostanza, e cioè nella valutazione come vero accompagnamento al percorso di apprendimento dei bambini; a meno che, con la premessa che alla scuola siano destinate le necessarie risorse (ma ciò è invisibile anche all’orizzonte più lontano), non si intenda verificare tramite un capillare sistema di ispettorato che i dirigenti e gli insegnanti lavorino rispettando le evidenze scientifiche pedagogiche. Non stupiamoci che la metà degli studenti italiani abbia competenze alfabetiche e numeriche insufficienti, come rilevato dall’Istat.

I dirigenti e i docenti che hanno una visione trasmissiva, tradizionale – e quindi autoritaria – sull’insegnamento, in fondo pensano la valutazione (magari inconsapevolmente) come una forma di premio o sanzione: essi troveranno sempre il modo di imbruttire una buona norma con la loro testa mal fatta; ad esempio si applicano decine di copia-incolla sulle pagelle dei bambini, come se frasi uguali potessero descrivere la meravigliosa diversità umana (e ricordiamoci, per paradosso pedagogico, la geniale modalità contestatrice del timbro di Alberto Manzi: «Fa quel che può, quel che non può non fa»).

La riforma della valutazione con i quattro livelli di apprendimento venne calata nel bel mezzo dell’anno scolastico, senza una seria formazione preventiva e senza i necessari investimenti perché gli insegnanti possano dedicarsi con il giusto tempo ai processi di valutazione (e mi riferisco in particolare a coloro che hanno dai 20 ai 30 bambini in classe, di cui magari quasi la metà con bisogni educativi speciali); insomma, la bontà di fondo della riforma (promuovere una valutazione formativa) è stata divorata dalla sciatteria con cui la norma fu introdotta, e dalla contraddizione di avere comunque inserito delle etichette (i quattro livelli).

In generale è così finita che la valutazione formativa è andata in viaggio a Lourdes: sono rimaste le verifiche tradizionali e «in via di prima acquisizione» è stato inteso come un insufficiente, «base» un sufficiente, «intermedio» un buono e «avanzato» un ottimo, mentre le descrizioni di accompagnamento sono rimaste – sempre generalmente parlando – una stamperia ripetuta di burocratese omologante.

Poi ci sono le scuole che invece usano l’autonomia di cui dispongono come pistone per la testa ben fatta, qualunque ministro sieda in viale Trastevere: ad esempio le verifiche d’istituto uguali per tutti non esistono, e il livello di apprendimento diventa una mera formalità, assegnata allo stesso modo per tutti i bambini (livello più alto) e relegata alla fine dell’anno, mentre l’unicità del percorso didattico e personale degli allievi risiede in uno scritto consegnato ai genitori alla fine del primo e del secondo quadrimestre.

Sono consapevoli, queste scuole ben fatte, che un livello «avanzato» o «base», un 8, un sufficiente, o qualsiasi vocabolo, lettera o cifra si voglia usare, rappresenta un’etichetta. E siccome i bambini non sono indumenti, poiché cambiano continuamente di misura, l’etichetta valutativa è un’idiozia pedagogica.

Allora, io quasi quasi su questo fronte della valutazione lo difenderei, il ministro Valditara: faccia un po’ quel che vuole, perché tanto non distrugge nulla di eccellente.
Le scuole ben fatte proseguiranno comunque ad attuare una valutazione formativa che cerchi di rispettare l’unicità delle persone che educhiamo, mentre le altre scuole faranno quanto già facevano: etichettare.

Su una cosa, piuttosto, bisogna tenere alta la guardia. Dobbiamo rivendicare la libertà di insegnamento (articolo 33 della Costituzione), perché essa è messa rischio dagli investimenti insufficienti (e questo governo ripete “solo” quanto avviene da anni): se a scuola ci sono poche risorse, umane e materiali, un docente non ha davvero la libertà di decidere come insegnare.
E così, in tante scuole, forse la maggioranza, si avrà sempre la scusa di insegnare ignorando le evidenze scientifiche della ricerca pedagogica, distorcendo in modo vergognoso la libertà della nostra Costituzione.

Daniele Ferro

I lettori ci scrivono

Articoli recenti

Non concordo con Barbero: la scuola deve aiutare gli studenti entrare nel mondo del lavoro

Ho sempre stimato e seguito con interesse il mio corregionale e coetaneo Alessandro Barbero e…

06/01/2025

Middle management nella scuola, desiderato da alcuni e detestato da altri. Mancherebbero le economie aggiuntive in legge di bilancio 2025

Già nel rinnovo del CCNL scuola 2019-2021 si parlava di costituire un’area specifica contrattuale per…

06/01/2025

Cambia la procedura per il riconoscimento della disabilità: dal certificato medico introduttivo quello di base

Al fine del riconoscimento dello stato di disabilità della persona, dal primo gennaio del 2025…

06/01/2025

Danesi: “Farò la maestra alle elementari, troppi genitori interferiscono”

Anna Danesi, capitana della nazionale femminile di pallavolo, alta 195 cm, sguardo da cerbiatto, una…

06/01/2025

Mattarella Caivano: “Una comunità importante”

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita privata a Napoli, si è recato dopo Caivano per partecipare alla…

06/01/2025

Prove invalsi matematica terza media, come usare i quesiti in classe? Il concetto di valutazione di sistema

I quesiti INVALSI di matematica per la terza media possono essere usati in classe per…

06/01/2025