La valutazione degli apprendimenti rappresenta probabilmente, nella scuola, la dimensione più capace di suscitare forti emozioni, sia negli alunni che ne sono i diretti destinatari sia negli insegnanti che la effettuano (per non parlare dei genitori). A distanza anche di tanti anni, si dimenticano moltissime cose del proprio percorso scolastico, ma difficilmente ci si dimentica di come si è stati valutati in alcuni suoi momenti particolarmente importanti, soprattutto finali. VAI AL CORSO
Nello stesso tempo, anche per i docenti il processo valutativo non è emotivamente indolore: valutare, e soprattutto, discutere fra colleghi su come valutare gli apprendimenti degli alunni, fa emergere non di rado differenze profonde di approccio e di cultura valutativa e, soprattutto, sul senso assegnato al processo valutativo. Aspetto, questo, che può causare incomprensioni o perfino contrasti, più o meno espliciti, fra gli insegnanti di uno stesso consiglio di classe o di un dipartimento disciplinare.
Avviene così che modi talvolta anche molto differenti di guardare alla valutazione da parte dei docenti determinano scelte valutative molto diverse fra loro, con grande confusione negli studenti, che imparano presto “come valuta” l’insegnante Rossi rispetto all’insegnante Bianchi e cosa ci si può quindi plausibilmente aspettare dal loro peculiare (e magari diametralmente opposto) “stile valutativo”.
Da parte degli studenti, poi, la dinamica emotiva è sollecitata soprattutto dal fatto che in tanti interpretano la valutazione come un processo che verte sulla loro persona nel suo complesso più che sulla prestazione fornita in sede di verifica degli apprendimenti o sul loro percorso formativo.
La valutazione può portare pertanto l’alunno, non di rado, se non si sta attenti alla delicatissima fase della comunicazione nel processo valutativo, a sentirsi giudicato per ciò che è: per la sua intelligenza, per la sua serietà e affidabilità personale, per la sua complessiva “adeguatezza” rispetto ad un contesto sociale complesso e importante come quello scolastico.
Questo genera a sua volta reazioni molto diverse negli alunni, che possono andare dall’estremo della fuga rispetto alle prove di verifica e all’apprendimento di una determinata materia fino all’estremo opposto del sentimento di gratificazione narcisistica del proprio Ego per i risultati positivi conseguiti.
E’ evidente la necessità di definire con molta chiarezza, all’interno di una scuola, prima ancora che criteri di valutazione univoci o almeno armonici, un comune accordo, fra gli insegnanti, sul senso stesso della valutazione in funzione del percorso educativo e formativo dell’alunno, nonché sul linguaggio di riferimento. Perché, come dimostrano le discussioni talvolta anche accanite che si sviluppano all’interno di un Consiglio di classe, non sempre, nominando termini come valutazione, criterio, indicatore, prova di realtà o valutazione formativa, si intende effettivamente la stessa cosa.
Su questi argomenti il corso Costruiamo insieme un percorso valutativo condiviso e motivante, a cura di Anna Maria Di Falco e Giovanni Morello, in programma dal 12 novembre.
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