Come era facile prevedere la presentazione dell’emendamento che cancella la “riforma” della valutazione nella primaria introdotta con l’O.M. 172/2020 sta provocando più di una presa di posizione.
E’ di queste ore un comunicato a firma delle più importanti associazioni professionali dei docenti (Aimc – Andis- Cemea – Cidi – Legambiente scuola e formazione- Mce – Proteo Fare Sapere- Uciim) unitamente alla Flc-Cgil e al CGD (Coordinamento genitori democratici).
“Un emendamento presentato dal governo nella seduta della Commissione cultura e istruzione del Senato della Repubblica del 7 febbraio 2024, nel corso dell’esame del DDL relativo al voto in condotta – scrivono le associazioni – propone di smantellare una riforma appena avviata e senza che ne sia stata in alcun modo verificata l’efficacia. In assenza di una documentazione sui processi in atto, di una verifica sulle esperienze condotte nelle scuole, di un’interlocuzione con il mondo della scuola e della ricerca universitaria questo Governo decide di interrompere un
processo di rinnovamento della cultura e delle pratiche valutative”.
Secondo i firmatari del documento si tratta di “una decisione immotivata dal punto di vista pedagogico che affaticherà
ulteriormente chi ha già speso molte energie umane e risorse finanziarie per affrontare in modo costruttivo il cambiamento introdotto appena tre anni fa”.
Le associazioni fanno anche un elenco preciso e puntuale dell’impegno che la riforma del 2020 ha richiesto:
160.000 insegnanti sono stati coinvolti in un ciclo di webinar sulla nuova valutazione;
8.000 referenti per la valutazione, di tutte le regioni, hanno usufruito di più di 200 ore di formazione svolte in collaborazione con gli USR;
300 insegnanti, selezionati su base territoriale, hanno seguito un percorso di circa 100 ore per diventare formatori e supportare le scuole nell’applicazione delle Linee Guida per la valutazione periodica.
Per non parlare delle centinaia di percorsi formativi promossi da scuole e reti di scuole, pubblicazioni e incontri realizzati dalle Università, dagli Istituti di ricerca e dalle associazioni professionali.
“La Scuola – concludono organizzazioni e associazioni firmatarie – non può essere costantemente investita, nell’alternarsi dei governi, da politiche frammentarie, contraddittorie, prive di una visione pedagogica coerente e duratura. Studenti, insegnanti, dirigenti scolastici e genitori non possono restare ‘ostaggio’ di riforme incompiute, leve di interessi di parte. La Scuola deve essere l’espressione dei valori e dell’unità della Repubblica”.
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