Con un’ampia e documentata lettera pubblicata su Famiglia Cristiana, l’insegnante e pedagogista Davide Tamagnini, che per le prossime elezioni del rinnovo del CSPI è candidato nelle liste dalla FLC-Cgil, replica punto per punto al ministro Valditara sul tema della valutazione degli alunni di scuola primaria.
Tamagnini parte da una affermazione che il Ministro aveva inserito qualche giorno fa in una lettera indirizzata a Fabio Fazio: “Le cito un esempio di giudizio analitico – aveva scritto Valditara – Obiettivo: Elementi di grammatica esplicita. Acquisizione ed espansione del lessico ricettivo ed espansivo. Livello: In via di prima acquisizione”.
Cosa mai possono capire i genitori osservava il Ministro?
Tamagnini così risponde a Valditara: “Il suo intento era quello di far capire l’incomunicabilità di questo modo di esprimersi, ma ha fatto un esempio sbagliato. Invece di citare un obiettivo di apprendimento, di quelli presenti sul documento di valutazione, ha citato due “nuclei tematici” delle Indicazioni nazionali, sui quali nessuno ha mai espresso un giudizio, men che meno mettendoli insieme”.
“Questa è forse la sua proposta? – insiste Tamagnini – Perché sono gli obiettivi di apprendimento ciò che noi insegnanti dobbiamo provare ad osservare e non i nuclei (i titoli sotto i quali sono raggruppati più obiettivi)”.
Aggiunge ancora il docente: “È sicuro che tutte le famiglie non capiscano la valutazione? Il livello che abbiamo espresso in questi anni è il risultato di un modo di osservare che discende da una proposta didattica capace di mettere insieme le quattro dimensioni previste dalle Linee guida dell’OM 172. Per osservare il raggiungimento di un obiettivo di apprendimento da parte di uno studente, l’insegnante deve predisporre delle situazioni note o non, in cui sia possibile verificare l’apprendimento in termini di autonomia, continuità, nonché capire a quale tipologia di risorse gli studenti hanno attinto. Non si tratta di fare una verifica e mettere un giudizio, si tratta di capire come aiutare le persone a migliorarsi, non a diventare le migliori della classe”.
Per arrivare ad affermare che “solo una valutazione realmente formativa è in grado di guardare al duplice percorso che sostiene i risultati: quello di apprendimento dello studente e quello di insegnamento del docente, perché entrambi devono potersi interrogare su quello che hanno fatto”.
Tamagnini chiosa anche un altro luogo comune che il Ministro e altri esponenti di Governo citano spesso (“Non dobbiamo far crescere i ragazzi nella bambagia”): “L’ovatta – dice il docente – protegge, non elimina. È qualcosa che aiuta ad attutire i colpi, a non farsi male. Nessuno chiede di non valutare, ma di farlo più seriamente. Nessuno di coloro che propone una scuola senza voto, propone una scuola senza valutazione. Forse tutta questa ovatta ha finito per infilarsi nelle orecchie e nel cervello di molti impedendo l’ascolto e la comprensione di questa diversa opinione?”
E, come nella miglior tradizione della retorica classica, nella lettera di Tamagnini non manca “in cauda” una buona dose di “venenum”: “Non si vuole tenere nessuno nella bambagia e così spero che questa mia lunga risposta possa aiutarla a diventare un Ministro migliore, perché, come sa, la valutazione serve a questo e la scuola ne avrebbe tanto bisogno”.