Sulla “riforma Valditara” in fatto di valutazione degli alunni interviene in queste ore la segretaria generale di Cisl Scuola Ivana con un suo articolo pubblicato nella rubrica “Scripta manent” del quotidiano L’Avvenire.
Barbacci evidenzia innanzitutto come, su un tema così complesso e delicato, si stia intervenendo “senza un coinvolgimento del mondo della scuola e senza tenere nella dovuta considerazione i contributi che in materia possono venire dal pensiero pedagogico e dalle migliori esperienze didattiche”.
Barbacci ammette che “sui giudizi della primaria occorre favorire una formulazione più essenziale e chiara, anche per evitare eccessive fantasie letterarie e facilitare le comunicazioni con la famiglia”, ma rimarca anche un dato importante: “Una griglia che di fatto si limita a sostituire con espressioni verbali una classificazione numerica ci riporta sostanzialmente a una valutazione sommativa di cui ben pochi possono avere nostalgia”.
“Sulla valutazione del comportamento – sostiene poi la segretaria generale – fermo restando che l’esistenza di regole e il loro rispetto sono fondamentali in ogni comunità, è a dir poco discutibile che l’enfasi sanzionatoria da cui è pervaso il provvedimento possa rivelarsi risolutiva a fronte di situazioni nelle quali i problemi disciplinari riflettono quasi sempre situazioni originate ben al di fuori delle mura scolastiche”.
“Comportamenti degenerati, violenza, bullismo – osserva opportunamente Barbacci – investono l’intera collettività, non nascono a scuola, ma nonostante la scuola; si illude, e illude il prossimo, chi pensa sia sufficiente ‘dare la frusta’ agli insegnanti per ottenere più disciplina”.
“Ma – conclude la segretaria – più che una deriva autoritaria, si coglie in questo approccio ai temi della valutazione una forte venatura populista: si parla – come su altri temi e in altri contesti – alla pancia più che alla testa”.
Infine Barbacci ricorda che – alla fine – saranno le scuole e i docenti a dover dare applicazione alle norme e se, come accade in questo caso, le norme non sono limpidissime c’è il rischio che il tutto si traduca in “grida manzoniane”.
Un solo esempio: chi riporterà un voto scadente nel comportamento dovrà “riparare” svolgendo un compito che dovrà poi essere valutato prima dell’inizio dell’anno successivo.
Ma siamo sicuri che i consigli di classe vorranno dedicare tempo anche a questa ulteriore incombenza (con tutti i rischi di ricorsi al TAR e di articoli sulle prime pagine dei quotidiani nazionali)?
Si accettano scommesse.
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