Fra le modifiche introdotte nel decreto scuola durante il passaggio nella Commissione Cultura del Senato abbiamo già segnalato quella relativa all’eliminazione del voto numerico alla scuola primaria.
Eliminazione su cui, negli ultimi mesi, c’è stato un grande impegno di associazioni e sindacati seppure con posizioni diversificate.
“Ovviamente – commenta la senatrice Vanna Iori (PD), presentatrice dell’emendamento – sono particolarmente soddisfatta del risultato ottenuto in Commissione perché i bambini non sono numeri e non sono classificabili con un numero che peraltro vuol dire tutto e niente. Al contrario il giudizio descrittivo consente di specificare le qualità e le eventuali difficoltà dei bambini, ma anche di aiutarli nella loro crescita”.
“Il numero – aggiunge Iori – è inadeguato anche per un altro motivo: uno stesso numero infatti può essere usato per alunni diversi fra loro, ma dentro un 7 o un dentro un 4 c’è una vita e anche per questo credo il giudizio è più corretto ed umanizzante e non macchia l’alunno come accade con il numero”.
Beppe Bagni, presidente del CIDI, associazione che, insieme a MCE, Aimc, Legambiente e altri, ha lanciato da tempo una petizione per l’eliminazione del voto in tutta la scuola del primo ciclo, dichiara: “Per noi è un primo passo importante anche se il nostro obiettivo resta quello di eliminare il voto in tutto il primo ciclo sostituendolo con una valutazione descrittiva e formativa”.
“Su questo – aggiunge – bisogna però intendersi: eliminare i numeri e usare il buono o l’ottimo non basta, bisogna documentare con cura i processi di apprendimento e non soltanto i risultati; per fare questo, però, è indispensabile fare riferimento a un modello di insegnamento di tipo non trasmissivo”.
“La lezione tradizionale, frontale – conclude Bagni – si porta con sé, inevitabilmente, il voto numerico o strumenti analoghi; ma per poter descrivere i processi e favorire l’autovalutazione dell’alunno è necessario praticare una didattica attiva, cooperativa, di carattere laboratoriale”
“La valutazione – sottolinea Anna D’Auria, presidente del Movimento di Cooperazione Educativa – deve avere sempre una funzione formativa, per tutto il percorso della scuola dell’obbligo che termina a 16 anni. Se la scuola è una scuola rivolta alla formazione del cittadino, una valutazione in funzione emancipativa dovrebbe accompagnare il ragazzo per tutta la scuola dell’obbligo”.
“Inoltre – conclude D’Auria – il tema della valutazione deve stare costantemente dentro quello della progettazione, non può essere un momento separato. Non a caso il fondatore della scuola cooperativa Freinet, già negli anni 50, quando proponeva di non chiudere il bambino dentro un voto, parlava di piano di lavoro che l’insegnante mette a punto con ciascun alunno all’inizio della settimana in modo da favorire la valutazione individualizzata, i processi di autovalutazione ma anche una valutazione di gruppo”
Molto soddisfatto anche Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas che ha proposto alle scuole di adottare una delibera per eliminare il voto già da adesso: “Si tratta di una (prima) grande vittoria dell’Unicobas e delle associazioni professionali serie, come l’MCE. Parafrasando alla rovescia il titolo di una vecchia canzone: ‘Non sempre si può perdere’. Finalmente la riforma Gelmini viene rottamata! Le scuole che hanno votato la nostra mozione per usare già quest’anno il giudizio al posto del voto hanno ora più forza per sostenerla. Le scuole che non hanno votato la nostra mozione per una valutazione formativa a maggior ragione potranno rivedere la delibera!”
E anche il sottosegretario Giuseppe De Cristofaro (LeU) valuta con favore la decisione della Commissione Cultura: “Buone notizie: cancellato il voto in decimi alla primaria, verrà sostituito da una più adeguata valutazione descrittiva a partire dal prossimo anno scolastico. Grazie a Pd, Sinistra Italiana e LeU per aver posto la questione all’attenzione del ministero con i loro emendamenti. Da tempo sostengo che il Sistema di Valutazione Nazionale andrebbe rivisto e rinnovato per tutti gli ordini di scuola tenendo conto delle ben note valutazioni del maestro Manzi: ‘Fa quel che può. Quel che non può non fa'”.
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