Categorie: Didattica

Valutazione delle competenze di cittadinanza a scuola, quel progetto di legge…

Sono anni che si discute sulla necessità di riproporre l’educazione civica nelle nostre scuole. Tra i primi interventi in materia viene segnalato il decreto del Presidente della Repubblica 13 giugno 1958, n. 585, che segna l’ingresso ufficiale dell’educazione civica nelle scuole secondarie ma limitato solo a due ore mensili, una miseria.

Verso la fine degli anni ’70 l’educazione civica diventa nella scuola media una specifica materia d’insegnamento, e dove l’insegnamento della Costituzione aveva un ruolo centrale. Poi negli anni ’80 nella scuola elementare ha una certa rilevanza, per subire dagli anni ’90 in poi un vero e proprio indebolimento sino ad arrivare ad una sostanziale eliminazione.
Ora, alcuni Parlamentari del PD, hanno presentato un progetto di legge, che vuole l’introduzione nella scuola primaria e secondaria della valutazione delle competenze di cittadinanza, valutazione che concorre alla valutazione complessiva degli studenti.  


Le competenze sono costituite dalle conoscenze, abilità e atteggiamenti descritti nel quadro di riferimento della competenze chiave per l’apprendimento permanente previste dall’Unione europea e, in particolare, dalla raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, e riguardano le conoscenze e le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita della società democratica e al dialogo interculturale. Si legge ancora che tali competenze di cittadinanza attiva democratica sono sviluppate in una dimensione europea e globale. 

Tante paroline, ma la parola d’ordine è competenza e non conoscenza. E già ciò dovrebbe far inorridire.
All’articolo tre del progetto di legge voluto da alcuni parlamentari del PD si legge ancora che “le competenze di cittadinanza di cui al presente articolo afferiscono alla dimensione cognitiva, alla dimensione valoriale e a quella degli atteggiamenti. La loro costruzione e il loro sviluppo ha l’obiettivo di promuovere e di favorire, da parte degli studenti, le conoscenze storico-socio-giuridiche sulla cittadinanza, la sensibilità sui valori civici, nonché il concreto esercizio dei relativi diritti e dei doveri nella convivenza democratica, comprendente la responsabilità nell’agire sociale, la partecipazione solidale, il rispetto nelle relazioni interpersonali e la cooperazione in chiave interculturale.  
La votazione delle competenze di cittadinanza degli studenti, attribuita collegialmente dal consiglio di classe, concorre alla valutazione complessiva dello studente. Nel caso di valutazione insufficiente devono essere previsti eventuali attività di recupero sociali e culturali, di mediazione e di risarcimento a vantaggio della comunità scolastica e territoriale, nonché eventuali corsi e prove di verifica per il recupero dei debiti.”

Da segnalare che all’acquisizione delle competenze di cittadinanza concorrono le esperienze e le attività svolte dagli studenti nei seguenti ambiti:a) all’interno dei progetti promossi dall’istituto e negli spazi di partecipazione democratica ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249; b) nell’ambito della partecipazione agli organi collegiali della scuola; c) nell’ambito para-scolastico, nei progetti di scuola aperta e di alternanza scuola-lavoro, come previsto dalla legge 13 luglio 2015, n. 107; d) nell’ambito extra-scolastico, per quanto riguarda la partecipazione ad attività di volontariato e di lavoro di utilità sociale. 
Come si può notare si conferisce grande valorizzazione al lavoro gratuito, che passa attraverso l’abusato sistema del volontariato. Quando avrebbero dovuto valorizzare, invece, attività di partecipazione in associazioni di carattere culturale, sociale. Ma non è questo lo spirito di questo progetto di legge. Che mi auguro non venga mai approvato, perché non è questo il modo di educare alla nostra Costituzione nelle scuole.
Marco Barone

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