In riferimento all’articolo pubblicato il 16 gennaio da Gabriele Ferrante sulla valutazione dei docenti in Ungheria, desidero precisare che non è che in Italia non si faccia già.
Forse abbiamo dimenticato che in Italia esiste il dirigente-manager, nella scuola dell’autonomia.
Non è che il dirigente scolastico non decida chi valorizzare o non valorizzare. A chi dare un incarico o meno. Chi ha la gestione della biblioteca e chi no. Chi riceve gli straordinari e chi no. Esistono delle regole? Dei criteri? No.
Chi ha un diploma biennale di direttore di biblioteche scolastiche ha la gestione della biblioteca scolastica? Neanche per sogno.
Tutto dipende dal parere dei dirigenti: non è una critica a qualcuno ma semplice e pura constatazione. In Italia è così. In altri Paesi europei funziona molto diversamente.
Io semplicemente non avrei nulla in contrario a che venisse stilata una tabella. Perché no, in fondo?
Non troverei la cosa “vagamente inquietante”, come dice l’articolo. Al contrario.
I dirigenti vanno liberati dagli oneri a volte eccessivi. I docenti hanno diritto a vedere riconosciuti i propri titoli e competenze professionali.
Se noi continuiamo a opporci alla valutazione degli insegnanti la scuola non migliorerà mai.
Simonetta Lucchi
Risponde l’autore, prof. Gabriele Ferrante: Il “vagamente inquietante” riportato dalla lettrice, non era riferito alla possibilità di stilare una graduatoria tra docenti, ma al fatto che in Ungheria il comparto Istruzione dipenda dal Ministero degli Interni. E’ abbastanza comprensibile, si trova nelle prime due righe dell’articolo.
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