Già il fatto che non esista un Ministero dell’Istruzione e che questo dipenda dal Ministero degli Interni è, di per sé, un fatto vagamente inquietante. Ma se a ciò si aggiunge che in Ungheria gli stipendi degli insegnanti si aggirano intorno ai mille euro al mese e che – notizia di questi giorni – il suddetto Ministero provvederà a stilare una classifica dei docenti, il quadro si incupisce. È quanto pubblica il Courrier International, sottolineando il fatto che già da mesi i docenti ungheresi si sono mobilitati non solo per ottenere stipendi più alti, ma anche per richiedere il ripristino del diritto di sciopero e una maggiore libertà d’insegnamento.
Secondo l’autorevole testata, l’ultimo provvedimento del Governo sarebbe proprio quello di instaurare un sistema di valutazione con lo scopo di premiare i docenti più meritevoli, penalizzando gli altri. Con l’obiettivo di innalzare la qualità dell’istruzione, i tecnici del Ministero hanno ideato una classifica a punti basata su una decina di criteri quali la motivazione, l’etica, la qualità pedagogica del lavoro, la valutazione regolare degli alunni. Il tutto affidato ai dirigenti scolastici che avrebbero cento punti a disposizione per ogni insegnante.
Inutile dire che l’attuale situazione ungherese ci ricorda e riapre vecchie e nuove ferite del nostro sistema d’Istruzione, che da Berlinguer alla buona scuola di Renzi ha tentato, con scarsi risultati, di dividere i docenti in bravi e meno bravi. Ora, è normale che ci siano professori migliori di altri, così come è normale che ci siano medici o ingegneri migliori di altri. Ma non è stilando una classifica che la questione sarà risolta, non è così che i docenti più “fragili” riusciranno a migliorare le proprie competenze.
Il vero problema, a nostro avviso, non risiede nel trovare il modo più giusto per capire quali siano i professori meritevoli e quali no. Si dovrebbe, piuttosto, curare maggiormente la fase del reclutamento, degli studi di formazione, dei concorsi, del supporto pedagogico in itinere. Soltanto così avremo un corpo docente performante in cui sarà inutile e ozioso andare a scoprire i migliori e i peggiori. Soltanto così potremo protestare a gran voce per avere stipendi degni di una professione cruciale e strategica per il Paese, senza bonus ad personam, conflittuali e divisivi.
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