Il tema della valutazione dei docenti da parte degli studenti è al momento molto dibattuto. Da tempo si discute a proposito della concretizzazione di questa idea che rivoluzionerebbe il mondo scolastico italiano sulla scia di quello statunitense.
Il dibattito, accesissimo e molto attuale, sta letteralmente mettendo i docenti l’uno contro l’altro. C’è chi non teme di essere giudicato dai propri alunni e anzi crede che un sistema del genere possa essere proficuo per tutte le parti coinvolte. C’è anche chi, invece, è totalmente restio all’idea e spaventato che questa possa scuotere le basi della scuola intesa come luogo di sviluppo di libertà e pensiero critico e non come servizio.
A prendere una posizione netta è stato il segretario generale della Uil Scuola Pino Turi. Le riflessioni di quest’ultimo partono dalla lettura dalla circolare n. 297 di un istituto comprensivo di Roma che riporta come oggetto customer satisfaction.
“Qualche anno fa in relazione alla valutazione degli studenti mi sono riferito ai reality che incantano gli spettatori grandi e piccoli del nostro paese. Ora siamo alla customer satisfaction e il prossimo passo sarà il ‘modello Booking’ per saggiare il grado di soddisfazione dei clienti scolastici (studenti e famiglie) che potranno anche lasciare le loro recensioni. Insomma il modello del mercato applicato ad una funzione pubblica che ne dovrebbe essere preservata”, afferma, durissimo, Turi.
Secondo il segretario un sistema che farebbe valutare l’operato dei docenti dai diretti “fruitori” del loro “servizio”, ossia gli studenti, così come fa chi compra qualsiasi prodotto presente sul mercato, sarebbe totalmente deleterio e snaturerebbe la funzione propria della scuola. Quest’ultima, continua Turi, “deve svolgere un ruolo inverso rispetto al mercato, ai consumatori e ai clienti, deve opporre la persona, il senso del dovere, del sacrificio, sviluppare il senso critico, integrare e non escludere, deve indicare la strada trasmettendo valori (costituzionali) e non essere il megafono di un sub cultura economicista”.
Per Turi un sistema scolastico di tipo “aziendale” si pone in contrasto con la Costituzione stessa. “La Costituzione italiana dove va a finire? Ci stiamo allontanando dal modello democratico e partecipato che è alla base della convivenza democratica, quella vera e complessa, e non quella economica basata sul mercato, sul consumo e sulla concorrenza, sul profitto elevato a principio universale”, dichiara il segretario.
Pino Turi conclude così il suo intervento: “Siamo proprio convinti che anche per lo sviluppo economico e sociale per un futuro da reinventare e da scoprire, non siano ancora utili libertà e pensiero critico? Noi pensiamo proprio di no e ci auguriamo che il senso di resilienza del personale della scuola si debba trasformare in resistenza per evitare che iniziative come quella che vuole trattare gli studenti in clienti debba avere la meglio”.
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