Valutazioni

Valutazione iniziale e valutazione formativa: voto numerico o giudizio descrittivo? Rusconi: l’importante è fare riferimento a competenze verificabili

Nel supportare i docenti nella preparazione alla prova orale del concorso straordinario, l’esperto di pedagogia e didattica, il professore Giovanni Morello, ha suggerito ai candidati docenti di avere ben chiari tutti i nodi concettuali della docimologia nel predisporre la propria lezione simulata. In particolar modo, chiarisce il professore Morello, i candidati al concorso dovranno dimostrare di padroneggiare le questioni relative alla valutazione iniziale e a quella in itinere, con attenzione agli obiettivi di tale valutazione.

“La valutazione iniziale – spiega Giovanni Morello – serve per stabilire se gli alunni hanno i prerequisiti per affrontare un argomento: non può esserci infatti vero apprendimento se non c’è la capacità dello studente di agganciarsi alle vecchie conoscenze e competenze per affrontare le nuove. Allora i prerequisiti servono per chiarire se possiamo avventurarci tra nuovi concetti o se dobbiamo al contrario fermarci e recuperarne di vecchi, senza darli per assodati”.

“Per valutazione formativa – continua l’esperto – intendiamo non una valutazione dell’apprendimento ma una valutazione in funzione dell’apprendimento. La valutazione formativa serve per capire per tempo, mentre l’apprendimento è in corso, se i concetti sono chiari, se ci sono dei dubbi su certi aspetti. Ed è una valutazione che ha un impatto molto positivo sull’apprendimento degli studenti”.

Se si hanno chiari gli obiettivi della valutazione diventa altrettanto chiaro che la questione docimologica di fondo non è se vada adoperato o meno il voto numerico, ma è come va adoperato il voto (che sia un numero o un altro genere di descrittore), con quale scopo, in funzione di cosa.

Mario Rusconi sul voto numerico

Un tema su cui è intervenuto Mario Rusconi, presidente dell’Anp Roma e dirigente del liceo scientifico biomedico Pio IX: “Ho sempre più difficoltà a capire il dibattito-diatriba sul voto: numerico sì o numerico no,” ha esordito il dirigente scolastico.

“Da tempo immemorabile grandi pedagogisti della mia gioventù mi hanno insegnato il significato del numero – voto: un simbolo compendiario come… la bandiera, la maglia calcistica. Insomma, la parte per il tutto”.

“In effetti, si potrebbe utilizzare qualsiasi icona simbolica: una lettera (vedi gli Usa), un colore, persino della…frutta, più o meno saporita – afferma ironicamente ma neanche troppo -. Il valore simbolico  del voto numerico dovrebbe però fare riferimento a caratteristiche di competenza disciplinare verificabili, in base a criteri di utilizzo validi, condivisi, accertabili. In sintesi: se il 7 in matematica nel primo biennio di uno scientifico facesse riferimento a descrittori di competenze espressi con chiarezza, non vedrei alcuna lesione psicologica, didattica, docimologica”.

“Alcune scuole, da tempo, hanno adottato questo sistema. I descrittori delle competenze espresse in voti numerici (obbligatori in medie e superiori) devono essere naturalmente circostanziati, esprimendo, ripeto, caratteristiche disciplinari-cognitive verificabili (non “riesce bene in matematica” et similia). I fautori del no voto decimale sono poi così sicuri che, usando solo descrizioni generiche, non si crei una babele di linguaggi, dissonanti l’uno dall’altro, generici, non comparabili o, peggio, moralistici?”

“Infine un aneddoto vero – ci racconta Mario Rusconi -. Un papà parla con la docente di lettere del primo anno del classico, impensierito dal voto basso in italiano della figlia, andata sempre molto bene alle medie. La risposta della prof: Ricordi con attenzione! Il mio 6 in italiano corrisponde in genere all’8 di molti altri miei colleghi! Siamo sicuri che questa babele non sia già pienamente operativa nella primaria? Il vero problema non consiste, forse, nella disomogenea o mancante preparazione di molti docenti?

E conclude: “Da giovane docente, nel correggere i compiti di italiano utilizzavo alcuni descrittori che poi venivano indicati con insufficiente/sufficiente/buono/ottimo: ortografia/lessico/grammatica/sintassi/conoscenza del contenuto/originalità espressiva/chiarezza espositiva. Alla fine compariva sempre un voto decimale onnicomprensivo, come richiesto dalla norma, evitando i bizantinismi del mezzo voto, del più, del meno meno e stranezze simili! Ogni indicatore mi indicava dove lo studente doveva approfondire e migliorare oppure su cosa era ben preparato”.

Carla Virzì

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