“Il Governo introduce per legge la valutazione degli insegnanti, scavalcando il contratto e finanziandola attraverso il taglio di circa 10 mila cattedre e la riduzione dei finanziamenti già esistenti della card docenti e dei fondi della legge 440/97 sull’autonomia scolastica. Misure inaccettabili”. Così il sindacato di Francesco Sinopoli, Flc Cgil, che già annuncia la mobilitazione, in accordo con le altre sigle sindacali, ricompattate proprio dal decreto legge 36 del Governo.
Una questione, quella della valutazione degli insegnanti nell’ambito di un percorso formativo triennale, come da decreto 36 del 30 aprile, di cui parleremo nel pomeriggio di oggi 4 aprile proprio con Francesco Sinopoli, oltre che con Valentina Aprea, componente della commissione Cultura e Istruzione alla Camera, tra le fila di Forza Italia.
Quanto al famoso incentivo che deriverebbe dalla formazione il sindacato lo definisce un “misero compenso una tantum: meno di 2000 euro netti dopo i tre anni di formazione”.
Ricordiamo peraltro che il decreto, per la fruizione dell’incentivo, stabilisce un criterio selettivo: in altre parole il docente dovrà raggiungere precisi livelli di performance, da verificare in sede di valutazione del docente da parte di una commissione. E non più del 40% dei docenti che hanno partecipato alla formazione potranno ricevere l’incentivo, sulla base di un loro posizionamento in graduatoria (il decreto parla espressamente di graduazione degli esiti).
Va considerato anche che una parte dei docenti che partecipano a questi percorsi triennali potranno essere pagati attraverso il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, con compensi in misura forfetaria, laddove tali attività siano effettivamente funzionali all’ampliamento dell’offerta formativa.
Questo decreto “a fronte di un aumento dell’orario di lavoro prevedendo ore aggiuntive obbligatorie sia per la formazione che per ulteriori attività integrative – contesta ancora il sindacato – crea una netta divisione tra i docenti, tra i diversi ordini e tra lavoratori di ruolo e supplenti, e si sostituisce al contratto collettivo che per noi resta l’unico strumento che può regolare il rapporto di lavoro, il salario e la valorizzazione della professionalità”.
“Fino a quando dal decreto non verranno stralciate le parti di esclusiva pertinenza del CCNL e non verranno investite nuove risorse che non sottraggano soldi da partite già esistenti, per la FLC CGIL non ci sarà alcuno spazio di confronto,” conclude il sindacato chiedendo nel contempo il ritiro del provvedimento.
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