Arrivati alla conclusione di un altro anno scolastico, può essere utile una sintetica riflessione sul tema della valutazione, tema che continua ad essere centrale per poter formulare qualche ipotesi sul funzionamento del sistema scolastico e sugli apprendimenti degli alunni.
La valutazione deve coinvolgere tutti i soggetti in gioco
Intanto è bene ricordare che sul punto le norme sono chiare; la valutazione, infatti, deve coinvolgere tutte le componenti e tutti gli aspetti della vita di ogni singola istituzione scolastica: da un lato deve riguardare la scuola, i dirigenti scolastici e i docenti in modo favorire il miglioramento dell’offerta formativa, dall’altro deve essere finalizzata alla formazione educativa, culturale e professionale degli studenti secondo quanto previsto dal profilo allegato alle Indicazioni per il curricolo per i vari ordini e indirizzi di scuola.
Un aspetto che non sempre viene tenuto nella giusta considerazione è che la valutazione non deve mai avere funzione esclusivamente selettiva ma al contrario deve poter influire in modo positivo nella costruzione dei progetti di ogni singolo studente, favorendo l’acquisizione del senso di fiducia in sè.
Valutazione tempestiva e trasparente
Nel DPR 122/2009 (Regolamento per la valutazione) si evidenzia come la valutazione debba essere tempestiva e trasparente, con elevato valore formativo e orientativo in modo da concorrere allo sviluppo delle potenzialità, al recupero delle carenze, all’autovalutazione, alla capacità di scelte autonome , a stimolare l’apprendimento permanente.
Tutto ciò viene evidenziato nelle Linee guida della circolare n. 3 del 2015 del MIUR, e ribadito ulteriormente nel più recente decreto legislativo n. 62 del 2017.
Al raggiungimento di tali finalità possono contribuire anche l’alternanza scuola lavoro oltre che la diffusione di iniziative nel campo delle competenze digitali e delle competenze per l’esercizio efficace e democratico della cittadinanza, così come previsto anche dalla legge107/2015.
Gestire bene la valutazione è quindi fattore di qualità dell’azione educativa e formativa.
Valutare per evitare il fallimento formativo
Nel documento del 2018 “Una politica nazionale di contrasto del fallimento formativo e della povertà educativa” il MIUR sottolinea che al fallimento formativo contribuisce anche una “classificazione impropria, generica e/o semplificata che produce, infatti, un making up people, un plasmare le persone e le categorie di persone in quanto target/bersagli, più che come portatori di diritti e potenzialità umane da riattivare e riscoprire insieme a loro”. Il fallimento formativo, a sua volta, si manifesta nelle forme dell’abbandono, dell’uscita precoce dal sistema formativo, dell’assenteismo, del deficit nelle competenze di base.
Diverse ricerche,inoltre, mostrano che si stanno diffondendo sempre più casi di demotivazione fra gli studenti del II ciclo.
In un recente Rapporto il MIUR parla di 23mila alunni “a rischio dispersione” nella secondaria di I grado e di 112mila alunni nella secondaria di II grado.
Si tratta di dati che mostrano come il problema sia certamente molto complesso: non esistono quindi nè bacchette magiche nè soluzioni preconfezionate, ma la scuola, utilizzando bene gli strumenti della valutazione che la legge prevede, può fare la propria parte.
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