Nemmeno i presidi se la passano bene di questi tempi: il tema portante della Buona Scuola, legato alla valutazione del personale, perde infatti la valorizzazione del merito dei dirigenti scolastici.
Come abbiamo scritto in precedenza, i dirigenti scolastici si oppongono alla valutazione, come riferisce l’ANP: “noi non siamo mai stati contrari in maniera ideologica ma non vogliamo questo tipo di valutazione. Quali sono i parametri che vengono considerati? Il numero di alunni promossi? Non possono certo essere questi i criteri”.
Quindi, i ds si sarebbero sottoposti alla valutazione se fossero stati veramente nelle condizioni di poter esprimere la loro professionalità, come si legge su Il Messaggero.
A quel punto avrebbe avuto senso individuare il dirigente capace e quello che, invece, dopo una serie di bocciature avrebbe anche potuto perdere il suo ruolo di guida all’interno della scuola. Ma così non è stato. E i sindacati, riuniti al ministero dell’Istruzione, hanno ottenuto la sospensione della premialità legata al merito.
L’Associazione nazionale dei presidi si è dichiarata “indisponibile a compilare il portfolio del dirigente e a impiegare tempo prezioso, che non può essere sottratto a impegni con reali conseguenze sulla qualità della scuola” e chiede una modifica della direttiva in cui l’adesione dei dirigenti alla valutazione diventi volontaria e non più obbligatoria, fino a quando non verrà riconosciuto a pieno il potere dirigenziale al capo di istituto.
I sindacati hanno chiesto di ricondurre la questione della valutazione all’ambito contrattuale, dimostrazione quindi che il sistema così come è stato pensato non è pronto ad essere applicato.
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Il Ministero però è al corrente dei problemi a cui si sta andando incontro, dato che non si è completata la formazione per chi dovrà valutare i dirigenti e i tempi per mettere in moto una procedura simile sono troppo ristretti. Inoltre sono eccessivamente eterogenei gli obiettivi regionali con situazione ancora troppo diverse nei singoli territori.
Infine ci sono i nodi relativi alla composizione dei nuclei di valutazione, che rischierebbe di rivoltarsi contro se all’interno fossero inseriti i docenti come valutatori, che potrebbero prendersi delle “rivincite” personali contro i “presidi sceriffo”.
In sostanza, si legge ancora su Il Messaggero, per dare una valutazione oggettiva e che sia uguale per tutti, da nord a sud, serve una modalità che cancelli le differenze territoriali e sociali in cui insistono i singoli istituti.
Nel frattempo, come abbiamo già detto, l’ANP ha proclamato lo stato di agitazione denunciando “condizioni inaccettabili di lavoro, rese insopportabili dal mancato riconoscimento retributivo e dall’assenza di un’equiparazione al resto della dirigenza di pari livello nella pubblica amministrazione”.
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