Come abbiamo già più volte scritto la valutazione degli alunni nella scuola primaria sta cambiando volto: spariscono i voti e arrivano i giudizi descrittivi.
Al di là delle novità dell’Ordinanza ministeriale e delle relative Linee Guida, c’è però una questione importante da non sottovalutare: il nuovo modello valutativo, per poter entrare in funzione, necessità di una accurata preparazione e di un adeguato piano di formazione dei docenti.
Ne parliamo con Dario Missaglia, presidente di Proteo, una delle associazioni professionali che più di altre ha lavorato in questi anni per la cancellazione del voto numerico.
Allora, Missaglia, cosa cambierà con le nuove regole?
Cambierà molto, perché non siamo semplicemente al passaggio da una scala ordinale ad una formulazione descrittiva; siamo a un punto di svolta della organizzazione del lavoro nella scuola primaria.
Si spieghi meglio
Fino a quando la valutazione, che sia un voto espresso in scala decimale oppure ordinale e che sia una valutazione di tipo narrativo o descrittivo, resterà un atto individuale avrà la scarsa attendibilità che ha sempre avuto.
E quindi come deve essere la valutazione?
La valutazione deve diventare valutazione degli insegnamenti e non degli apprendimenti. In altre parole gli insegnanti devono fra lavorare in modo collegiale e cooperativo per scrivere il curricolo esplicito sul quale vogliono operare, tenendo conto del contesto, dell’ambiente in cui si trovano, della loro storia e della loro personalità e poi verificare se il curricolo ottiene i risultati attesi o se richiede una certa manutenzione.
Diciamo che non sarebbe una particolare novità
Infatti, per la verità, questa è stata una tradizione forte e ben presente nella scuola italiana ma purtroppo è stata sepolta da un ventennio di abbandono della scuola primaria e di oscurantismo pedagogico. Questa tradizione è stata compromessa, ma ci sono tutte le condizioni per ricostruirla.
Quindi la formazione è importante
Direi che è assolutamente decisiva.
Ma deve essere una formazione organizzata dalla scuola e nella scuola in modo che siano proprio quegli insegnanti a cooperare fra di loro per individuare il percorso migliore per la loro scuole e per i loro alunni. Non può e non deve essere una formazione calata dall’alto e neppure una formazione lasciata alle opzioni individuali degli insegnanti più volenterosi.