Nei prossimi giorni il Ministro Valditara dovrebbe firmare l’ordinanza ministeriale in materia di valutazione nella scuola primaria espressamente prevista dalla legge 150 entrata in vigore a fine ottobre.
Le novità attese sono diverse e ne parliamo con Mario Maviglia, già dirigente tecnico ed ex Provveditore agli Studi di Brescia.
Cosa ne dice di questa ennesima novità normativa?
Intanto c’è un dato: dopo appena quattro anni scolastici la scuola primaria viene di nuovo coinvolta in un processo di revisione del processo di valutazione degli apprendimenti. Va detto che questi continui cambiamenti rischiano di mettere sotto stress le scuole di questo grado scolastico. I docenti non hanno fatto in tempo ad approfondire le modalità di attuazione del precedente sistema valutativo, centrato sui giudizi descrittivi, su cui hanno investito tempo ed energie anche in termini formativi, che sono costretti a rincorrere le novità volute dal ministro di turno.
Senza trascurare il fatto che si tratta di novità introdotte ad anno scolastico già avviato (come peraltro già avvenuto anche in precedenza)
Esattamente e a me sembra una pessima pratica, perché è come cambiare le regole del gioco mentre la partita è in corso. Questo vezzo ministeriale denota un atteggiamento fortemente arrogante e autoritario in quanto non tiene conto che i tempi di ritaratura della scuola sono lenti e faticosi, e abbisognano di un adeguato periodo di messa a fuoco.
Ad ogni modo i cambiamenti introdotti con questa ordinanza erano nell’aria già da almeno un anno
Già da tempo il ministro Valditara aveva annunciato la volontà di cambiare le modalità di valutazione nella scuola primaria, anche sulla spinta di pressioni provenienti dalla sua stessa parte politica. In particolare, nel febbraio dello scorso anno, l’onnisciente e onnipresente ministro Salvini (leader del partito in cui milita anche il ministro Valditara) aveva espresso la sua caustica opinione in merito alla valutazione nella primaria, affermando che “ci vuole una laurea per interpretare la pagella alla primaria di mia figlia. Meglio i voti con i numeri”. Ad avviso di Salvini, infatti, a differenza dei giudizi sintetici della scuola da lui frequentata (con gli usuali “ottimo”, “distinto”, “sufficiente” ecc.), i giudizi descrittivi come “avanzato”, “intermedio”, “base” o “in via di prima acquisizione” sono di difficile comprensione per allievi e genitori. e dunque è preferibile il ritorno ai classici voti.
Sta di fatto che la “riforma” di Valditara non rispecchia del tutto i “desiderata” della sua parte politica
E’ vero, ma si avvicina molto. Infatti, se si analizzano i giudizi sintetici previsti dallo schema di ordinanza del ministro, si noterà che è stata fatta un’accurata scelta dei giudizi da riportare nel documento di valutazione per ciascuna disciplina del curricolo, una scelta che consente di creare un facile parallelismo tra giudizi sintetici e voti numerici.
Cosa intende dire?
Se sostituiamo i giudizi sintetici ottimo, distinto, buono, discreto, sufficiente, non sufficiente, rispettivamente con i voti numerici 10, 9, 8, 7, 6, 5 il gioco è fatto. E, presumibilmente, questo sarà il parallelismo che saranno indotti a fare molti docenti e tanti genitori. E in effetti questa tassonomia si presta ad essere appaiata ai voti numerici molto più dei quattro livelli precedenti previsti dall’OM 172 del 4/12/2020 (“avanzato”, “intermedio”, “base” o “in via di prima acquisizione”) che richiedevano forme di aggiustamento più sofisticate e artificiose.
Lei pensa che le scuole avranno qualche margine per poter proseguire il lavoro di approfondimento avviato nel 2020?
Va innanzi tutto precisato che le nuove norme introdotte da Valditara riguardano la valutazione periodica e finale, ossia i momenti canonici e formali della valutazione (trimestre o quadrimestre e fine anno scolastico), mentre – come correttamente fa notare il CSPI nell’esprimere il proprio parere – “la valutazione in itinere resta espressa nelle forme che il docente ritiene opportune e che restituiscano agli alunni, in modo pienamente comprensibile, il livello di padronanza dei contenuti verificati, in conformità con i criteri e le modalità definiti dal Collegio dei docenti e inseriti nel PTOF”. Detto con altre parole: non c’è alcun obbligo di usare i giudizi sintetici ottimo, distinto, buono, discreto, sufficiente, non sufficiente nelle prove di verifica che si fanno in itinere.
E quindi?
Nel corso del corrente anno scolastico le nuove norme entreranno in vigore a partire dall’ultimo periodo in cui è suddiviso l’anno scolastico, in base a quanto stabilito dalle istituzioni scolastiche (ossia con decorrenza dal secondo quadrimestre o dall’ultimo trimestre).
Ma ci sono anche le norme sull’autonomia scolastica: le scuole potrebbero fare riferimento ad esse?
Le scuole particolarmente volenterose potrebbero fare riferimento all’art. 11 del DPR 275 dell’8 marzo 1999 (Regolamento dell’autonomia) che prevede la possibilità per le istituzioni scolastiche di proporre progetti “volti a esplorare possibili innovazioni riguardanti gli ordinamenti degli studi”, ma è una strada accidentata in quanto tali innovazioni devono essere approvati dal ministero, anche sulla base del parere espresso dal CSPI.
Inutile dire che il ministero (nella sua attuale gestione) ha introdotto queste novità proprio per smantellare il precedente sistema di valutazione in uso nella scuola primaria e quindi appare alquanto irrealistico che possa autorizzare innovazioni di ordinamenti che mirano a dare continuità al vecchio sistema.
Le scuole dovranno quindi applicare pedissequamente l’ordinanza ?
Secondo me gli spazi per gestire l’innovazione ci sono.
Le scuole, per esempio, potrebbero avanzare proposte che vanno nella direzione di una scuola senza voti, né espliciti come i voti numerici di vecchia memoria, né camuffati come quelli che sta introducendo Valditara. Una scuola che enfatizza la funzione formativa della valutazione e che mira non tanto a “pesare” o “misurare” i bambini, o a collocarli in una graduatoria, ma li stimola a un apprendimento continuo e ad affrontare nuove sfide motivanti, rendendoli consapevoli delle loro potenzialità. Una valutazione al servizio dello sviluppo di ognuno, lontana da suggestioni prestazionali, e che viene agita in un contesto stimolante, cooperativo e solidale, in cui c’è ancora spazio per alimentare le passioni.