I timori di molti esperti e delle stesse associazioni che hanno applaudito la scomparsa del voto numerico nella scuola primaria sostituito per legge da procedure di “valutazione formativa” potrebbero concretizzarsi: c’è già chi pensa ad una sorta di “registro elettronico semplificato” che consente di “tradurre” i voti in giudizi descrittivi preconfezionati.
L’allarme si sta diffondendo in rete dove si leggono commenti preoccupati.
A Cinzia Mion, ex dirigente scolastica, formatrice e da sempre contrarissima ai voti abbiamo chiesto di commentare la situazione.
Mi risulta che ci siano aziende che stanno proponendo alle scuole un nuovo modello di registro che ruota ancora intorno ai voti numerici, che per legge dovrebbero essere spariti, tradotti subito accanto in ‘giudizi descrittivi’ già pronti. A me sembra una proposta assolutamente oscena, non solo sul piano pedagogico ma soprattutto sotto il profilo normativo.
Ma perché sta accadendo questo?
Sta succedendo ciò che tutte le persone che amano la scuola paventavano, vale a dire il fenomeno della equivalenza fittizia tra i vecchi voti, già di per sé duri a morire, e i giudizi.
E come bisognerebbe procedere, invece?
La competenza professionale di cogliere e descrivere la valutazione raggiunta da ogni allievo in ogni disciplina dovrebbe incastonarsi all’interno di una valutazione formativa, che però è difficile da introdurre nella scuola italiana, troppo abituata da quasi cento anni ad una valutazione solo sommativa.
Appunto: come si fa a cambiare una prassi così radicata nella scuola?
Passare dal sommativo al formativo richiede una formazione seria e profonda che non si può raffazzonare in breve tempo. Certo è che se cominciamo così è finita già da subito.
Il fatto è che, per quanto si legge in rete, sembra che questa idea non dispiaccia troppo a molte scuole
Sì, ma c’è da chiedersi come sia possibile che alle scuole arrivino proposte contra legem che vanificherebbero sul nascere tutta la portata rivoluzionaria della riforma.
Sembra quasi che ci sia una sorta di accordo più o meno implicito con chi sta remando contro.
Per il mestiere che ho fatto per tanti anni so bene come funzionano queste cose: non è da escludere che, come è già avvenuto altre volte in passato, le resistenze al cambiamento arrivino proprio dall’interno del Ministero stesso.
Se così fosse cosa bisogna fare?
Innanzitutto la ministra Azzolina dovrebbe cominciare a pensare di sanificare l’apparato; ma, soprattutto, i dirigenti scolastici dovrebbero respingere sdegnati una proposta davvero vergognosa.
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