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Valutazione scuola primaria senza voti, ma…

La normativa ha individuato, per la scuola primaria, un impianto valutativo che supera il voto numerico su base decimale nella valutazione periodica e finale e consente di rappresentare, in trasparenza, gli articolati processi cognitivi e meta-cognitivi, emotivi e sociali attraverso i quali si evidenziano i risultati degli apprendimenti.

La motivazione principale di tale innovazione trova le sue radici nel cuore dell’azione didattica che è orientata non solo all’acquisizione di nozioni, ma ancor più allo sviluppo di apprendimenti e quindi di specifiche competenze, espressione della modificazione dei comportamenti, del modo di pensare, di sentire e di agire dello studente.

 Le competenze non sono elementi misurabili con il metro del voto, né utilizzando la scala numerica decimale, né tanto meno sono codificabili con termini descrittivi preconfezionati dei “livelli di apprendimento”.
Unica formula della valutazione delle competenze è di tipo descrittivo, che prevede una dettagliata elencazione dei traguardi conseguiti in stretta connessione con il percorso didattico realizzato. Tale descrizione va espressa sotto forma di parole che fotografano nel dettaglio gli effettivi obiettivi raggiunti e le competenze acquisite.

Non si possano formulare giudizi generici o standardizzati, ingabbiati in formulari di livelli preconfezionati, ma un bravo docente sa sempre trovare le parole adatte e gli aggettivi appropriati per descrivere come il suo alunno sta crescendo, quale traguardo di abilità ha raggiunto, esercitando le capacità acquisite e potenziate, in vista del successivo traguardo di competenze.

Come ha dichiarato la prof. Elisabetta Nigris, docente dell’Università Milano Bicocca e coordinatrice del Gruppo nazionale di lavoro al Ministero, “quando si ha a che fare con grandi cambiamenti e con riforme così profonde non si può pensare a tempi brevi”.
Quanto tempo ha richiesto il passaggio dal programma alla programmazione e poi il cammino verso la “progettazione”?

La valutazione descrittiva non può, infatti, prescindere da una dettagliata progettazione didattica che scandisce percorsi, tappe intermedie e obiettivi didattici che per definizione sono “la descrizione delle competenze che lo studente acquisirà al termine del percorso”.

In mancanza di una dettagliata progettazione del percorso di apprendimento non si possono descrivere i traguardi raggiunti e la formulazione generica dei livelli proposti: avanzato; intermedio; base; in via di prima acquisizione, non descrivono veramente il processo di apprendimento del singolo alunno che “cresce, diventa uomo, apre i suoi occhi al vero e scopre la dimensione dei valori”.
Il giudizio valutativo descrive i traguardi raggiunti nella capacità/ abilità di saper comprendere, comunicare, esprimersi, relazionare; delle abilità di calcolo, di analizzare e correlare dati; di descrivere i propri sentimenti e di crescere nella socializzazione.

Il suggerimento della prof. Nigris di “iniziare ad individuare uno o due obiettivi”, esercitando le capacità che si possiedono, rendendole abilità acquisite è opportuno e pertinente, e quest’operazione avrebbe dovuto avere inizio sin dai primi giorni di scuola, purtroppo distratti dalle molteplici incombenze di prevenzione del contagio Covid-19.

Al termine del primo quadrimestre non si possono scrivere parole asettiche e “buone per tutte le stagioni” e adatte ad un generico bambino che cresce.
La valutazione è “personale” riguarda, invece, il singolo alunno, che dai livelli di partenza ha svolto un percorso di miglioramento, seguendo i personali ritmi di apprendimento.
Non è il caso oggi, in una scuola che tende alla qualità, ripetere gli errori del passato, quando nella formula dei giudizi di valutazione “ sufficiente, buono, distinto, ottimo” celava la corrispondenza con il voto 6,7,8,9 ed ora anche il riferimento ai livelli “di base, intermedio, avanzato “, rischia di corrispondere ai voti dal 6 al 10.
Il descrivere le abilità acquisite dai singoli alunni in risposta al lavoro didattico svolto costituisce il segno concreto del “processo di apprendimento” e nello stesso tempo documenta l’efficacia del lavoro didattico effettivamente svolto.

Le difficoltà che hanno caratterizzato il regolare svolgimento delle lezioni, i cambiamenti d’insegnanti, alcuni dichiarati “fragili”, e la girandola di supplenti non hanno favorito una serena e puntuale progettazione didattica.
Dopo le vacanze natalizie, la settimana di “didattica a distanza” anche per i piccoli della scuola primaria, di fatto, fa registrare un rallentamento del ritmo di apprendimento e la scadenza del quadrimestre mette in evidenza le obiettive difficoltà valutative, che non si possono improvvisare, né incapsulare in stereotipate formule che “non dicono nulla” e non descrivono il processo di apprendimento dell’alunno.

Giuseppe Adernò

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