Se non fosse scritto, nero su bianco, nella direttiva ministeriale n. 11 del 18 settembre 2014 sulla valutazione del sistema scolastico nazionale, ci sarebbe quasi da non crederci, ma in realtà basta leggere, anche solo frettolosamente, il documento per capire che è proprio tutto vero: per mandare a regime il meccanismo previsto dal Regolamento n. 80 del 2013 ci vorranno esattamente 10 anni.
La direttiva prevede infatti che il “sistema a tre gambe” (Invalsi + Indire + Ispettori) consenta la valutazione diretta di 800 scuole ogni anno. E così il conto è presto fatto: le scuole italiane sono 8mila e 8.000: 800 è proprio uguale a 10.
Per avere l’idea di quante cose possono accadere in un tempo così lungo facciamo qualche esempio: nel 1945 l’Italia stava uscendo dalla guerra mentre 10 anni dopo iniziava il periodo del “boom” economico; nel 1968 nasceva il movimento studentesco e 10 anni dopo eravamo nel pieno degli “anni di piombo”; nel 1990 Belgrado è la capitale della Jugoslavia e Mosca dell’Unione Sovietica, 10 anni dopo la geografia dei Balcani e di tutto l’est europeo è completamente diversa. Agli inizi del 2000 gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono alcune decine di migliaia, 10 anni dopo sfiorano il tetto del 10%.
Insomma, 10 anni sono un tempo straordinariamente lungo e sembra impossibile che il Governo non si renda conto che se davvero si vuole mettere in piedi un sistema di valutazione delle scuole, bisogna fare molto più in fretta.
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A meno che fra 3-4 anni non accada ciò che sta accadendo per le LIM e cioè che il Ministro di turno si accorga che al ritmo di 10-15 milioni all’anno ci vorrebbero alcuni decenni per dotare tutte le aule del prezioso aggeggio tecnologico.
Nel 2020 potrebbe anche accadere che il Ministro dica: “Ci vuole troppo tempo, lasciamo stare…”
O addirittura non si potrà neppure più dire “Ce lo chiede l’Europa” perchè nel frattempo la geografia politica del continente potrebbe essere diversa.
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