Come valutare gli studenti in tempi di pandemia, tra didattica a distanza e didattica in presenza?
Tempo di scrutini in molte scuole italiane che hanno scelto di articolare l’anno scolastico in due quadrimestri, ma anche momenti di difficoltà, di dubbi, di perplessità dovuti alle nuove modalità didattiche imposte dalla pandemia. L’alternarsi della didattica, in presenza prima, a distanza dopo, poi ancora in presenza, ha destabilizzato non solo alcuni punti fermi del processo di apprendimento-insegnamento, ma anche le modalità della valutazione dei risultati via via raggiunti dagli alunni e della validazione dell’efficacia dei processi.
In particolare i dubbi derivanti dall’autenticità delle verifiche scritte svolte dagli alunni a distanza, ma anche delle verifiche orali, seppure in misura minore, perché, essi, anche sbirciando di nascosto sul libro o sugli appunti, devono strutturare risposte coerenti alle domande del docente, diventano al momento degli scrutini fonte di disagio, spesso anche di incomprensioni all’interno del consiglio di classe, con esiti valutativi non sempre autentici.
La diversa disposizione degli ambienti di apprendimento cambia anche le modalità e gli strumenti di valutazione, che non possono essere soltanto le verifiche scritte e orali, come avviene tra i banchi di scuola, dove la presenza fisica del docente ha una funzione importante di controllo, ma anche di supporto e di incoraggiamento. L’unità oraria ridotta, necessaria per evitare una eccessiva esposizione degli alunni davanti al computer e nella consapevolezza che la soglia dell’attenzione davanti a uno schermo non può essere uguale a quella in aula, le difficoltà di connessione, non di rado presenti, i dispositivi non sempre adeguati ( parecchi ragazzi si collegano con il telefonino non avendo un computer a disposizione), l’impossibilità di controllare gli alunni a distanza durante le verifiche scritte, ma anche di avere a disposizione un tempo lungo come avviene nella didattica in presenza, impongono una rivisitazione delle modalità di verifica e di valutazione.
Questa nuova prospettiva presuppone che vi siano un’attenta progettazione e una diversa organizzazione sia da parte del Consiglio di Classe sia da parte dei singoli docenti, in riferimento alla loro disciplina, allo scopo di evitare il rischio di diseguaglianze o di distorsioni valutative.
Pur nell’alternarsi della didattica in presenza e a distanza e tenendo conto delle aree di discrezionalità dei docenti, ci sono vincoli da rispettare per garantire una valutazione equa, volta a valorizzare le potenzialità di ciascun alunno, con particolare attenzione di quelli più fragili. Che cosa occorre cambiare nella valutazione perché le attuali forme di didattica (in presenza, a distanza e integrata) diventino un’opportunità per un reale e diffuso miglioramento degli apprendimenti e degli insegnamenti nel sistema scolastico italiano?
Innanzi diventa necessario ridefinire non soltanto alcuni aspetti della programmazione e della valutazione ma anche la correlazione, nelle varie forme di didattica, tra le due operazioni, che sono strettamente collegate. Il filo rosso che lega la didattica in presenza e la didattica a distanza è la sequenza logica e progressiva del progetto formativo per ciascun alunno, con attenzione massima a tenere nel giusto equilibrio il carico cognitivo, specialmente nei confronti degli alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Poi, nell’ottica di una valutazione non prettamente fiscale, ma di tipo formativo, i docenti focalizzano l’attenzione non soltanto sulla verifica dell’apprendimento dei contenuti, ma anche sulla riflessione degli alunni su di essi, sul loro punto di vista personale e sulla ricerca di soluzioni diverse a un problema dato. Tutto ciò, ovviamente, presuppone un approccio didattico per problemi e non come trasmissione di saperi codificati.
La tematica sarà sviluppata e approfondita nei due webinar del 19 e del 22 febbraio 2021 dal titolo Il senso della valutazione in tempo di pandemia.
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