Attualità

Valutazione studenti: perché non eliminare trimestri e quadrimestri dall’anno scolastico?

La valutazione è il tema del momento, un tema sul quale abbiamo riflettuto e sentito pedagogisti, docenti e dirigenti. Vorremmo, qui, spingerci un po’ più in là e ipotizzare uno scenario formativo che preveda un’altra idea possibile di valutazione.

Partiamo dal D.P.R.24 giugno 1998 n. 249, meglio noto come Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria. All’articolo 2 comma 4 si legge che “lo studente ha diritto a una valutazione trasparente e tempestiva, volta ad attivare un processo di autovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento”.

Appare subito evidente che la valutazione non può risolversi in uno sbrigativo “Ti metto quattro” o anche “Ti metto sette, come ancora oggi accade nella maggior parte dei casi e delle scuole. Perché se l’obiettivo della valutazione deve essere quello di attivare nell’alunno quel processo di cui sopra, un numero lanciato lì senza alcuna spiegazione non basta. Se, come è vero, la valutazione deve generare benessere e autocoscienza volta al miglioramento e non frustrazione e mortificazione, se non addirittura sconforto e idee di abbandono, allora tutto deve essere ripensato alla radice, scardinato e ricostruito.

Perché, ad esempio, non ripensare la scansione dell’anno scolastico: niente più trimestri né quadrimestri, niente più – cioè check-point intermedi che arrivano alla fine di una inesorabile successione di spiegazioni-interrogazioni-compiti in classe che rendono il percorso scolastico una sorta di corsa a ostacoli fondata su un agonismo competitivo che lascia indietro i più deboli. Sappiamo bene, infatti, come si può sentire un alunno che a fine gennaio o a fine dicembre, in caso di trimestri, si ritrovi con una serie di tre e quattro in pagella: demotivato, demoralizzato, possibile candidato al ritiro entro il 15 marzo…

L’anno scolastico sia considerato, invece, un unico, ampio segmento formativo i cui tempi lunghi e non spezzati da tagli valutativi periodici possano dare spazio alla crescita di tutti e di ciascuno in un ambiente formativo fondato sulla collaborazione e sull’adesione di ogni singolo alunno a un’idea di sostegno reciproco e cooperazione. Lungo il percorso i docenti terranno un diario per ogni alunno del gruppo in cui saranno registrate le attività svolte, il livello di partecipazione e di coinvolgimento individuale, i saperi, i saper essere e i saper fare acquisiti e quelli ancora da acquisire. Naturalmente la stesura di questo diario sarà condivisa con gli alunni che dovranno essere al corrente, passo dopo passo, della loro situazione. Soltanto alla fine dell’anno l’insieme delle annotazioni si trasformerà, perché no, in un voto di ammissione/non ammissione all’anno successivo. Giudizio articolato o voto, poco importa, i numeri non fanno paura quando sono sostenuti da un’idea pedagogica.

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Gabriele Ferrante

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