Nella puntata di ieri, 12 febbraio, del programma di Rai Radio Uno “Tutti in classe”, oltre a Cristiano Corsini, docente di pedagogia sperimentale all’Università Roma Tre, a parlare di voti a scuola e valutazioni alternative rispetto a quella “classica” è stato Vincenzo Caico, dirigente dell’Istituto M. Buonarroti di Monfalcone.
Ecco le sue parole: “No al docente giudice di gara, sì al docente allenatore. Il voto è una conseguenza ma fa vivere la scuola in modo diseducativo, induce a studiare in maniera mnemonica per il risultato e non per il piacere della conoscenza. I voti di fine anno sono livelli di raggiungimento di obiettivi. Le somme si tirano alla fine dell’anno. Io spiego, tu studi, io interrogo, tu dimentichi”, ha detto.
Corsini, com’è noto, si batte da tempo per un tipo di valutazione alternativo, che non sia ridotto ad un mero numero o ad una mera parola, ma tenga conto di una maggiore complessità di fattori. “Il paradosso sta nel fatto che le valutazioni allontanano dall’apprendimento. Una valutazione incentrata sui premi non ha un’incidenza positiva. Si tratta di una valutazione che non costruisce una relazione, è incentrata su meccanismi competitivi”, ha esordito.
“La valutazione formativa attraversa processi di autovalutazione, è molto più rigorosa, lavora con gli errori, non usa gli errori come stigma. Con il terrore di sbagliare non impariamo nulla”, ha aggiunto.
Corsini ha anche commentato il dibattito in merito alla valutazione nella scuola primaria. Come abbiamo scritto, fra le forze di maggioranza è stata trovata una “sintesi”: si cancella la “riforma Azzolina” che prevedeva giudizi descrittivi, ma non si torna al voto numerico introdotto ai tempi della ministra Gelmini.
Ecco l’opinione di Corsini: “Si tratta di un passo indietro, per sostenere una valutazione formativa serve uno sviluppo delle competenze dei docenti e servono investimenti. I voti sono più semplicistici, costano meno. Questo è un fatto al ribasso sulla pelle degli studenti. Abituarsi al fallimento? Non è una cosa positiva, dovremmo smetterla. Se il voto funzionasse, noi ce ne accorgeremmo. Purtroppo non mi pare che funzioni così bene. Stiamo insistendo su una strada sbagliata solo perché non mette in discussione le nostre routine. Il voto è un capriccio degli adulti”, ha concluso.
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