Il nuovo ministro ha intenzione di cambiare le regole per valutare gli insegnanti nella scuola pubblica: Marco Bussetti lo ha detto, senza giri di parole, rispondendo alle sollecitazioni dei componenti delle commissioni congiunte Istruzione e Cultura di Montecitorio e Palazzo Madama.
“È mia intenzione – ha dichiarato Bussetti – revisionare il sistema di valutazione dei docenti e dei dirigenti scolastici”.
Ha quindi detto che “è importante che ci siano criteri chiari, trasparenti e condivisi sulla valutazione del merito dei docenti evitando qualsiasi forma di discrezionalità valutativa”.
In questo caso, quindi, la parola d’ordine sarà trasparenza: il contrario, in pratica, di quanto previsto dalla Legge 107/15, che ha dato facoltà ai dirigenti scolastici, anche se non adottata da tutti, di assegnare il bonus del merito non dovendo spiegare nulla al personale, salvo l’adozione delle regole imposte dal comitato di valutazione.
Sempre sull’assegnazione delle somme annuali legate all’impegno profuso dai docenti, il ministro ha detto che “per quanto riguarda i docenti è già stato siglato un accordo sul bonus merito a valere dall’anno scolastico in corso. Sarà assegnato per l’80% in base all’organico del personale docente della scuola e per il 20% in base ai fattori di complessità e di esposizione a rischio educativo”.
Allargando il discorso ai presidi, Bussetti ha assicurato che “è necessario intervenire anche sul processo di valorizzazione dei docenti e dei dirigenti scolastici introducendo criteri oggettivi, condivisi e realmente misurabili”.
E tutto ciò, ha aggiunto, perché “la legge 107 prevede sì la valutazione dei docenti e dei dirigenti, ma senza criteri oggettivi e senza la necessaria formazione strutturale, obbligatoria, qualitativamente elevata, sia dei docenti che dei dirigenti scolastici”.
Capitolo dirigenti scolastici: “è mia intenzione – ha spiegato il titolare del Mur – rivedere il sistema di valutazione che, slegato da ogni forma di incentivo, risulta privo di un prerequisito essenziale ai fini della valorizzazione del lavoro dirigenziale”.
L’impressione è che sulla valutazione dei capi d’istituto, quindi, si tornerà ad una forma di assegnazione dei compensi extra più legata alle performances messe in atto.
Bussetti anche espresso l’intenzione di garantire ulteriori investimenti sulla formazione iniziale: è molto probabile che rimarrà in vita l’impianto dei Fit introdotto con la Buona Scuola, con i dovuti miglioramenti.
Anche la strada che vorrà percorrere, almeno per i docenti precari con almeno due anni di servizio alle spalle, sembra già tracciata: avviare un concorso riservato, non selettivo, in modo da prevedere il graduale assorbimento nei ruoli dello Stato dei supplenti “storici”.
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