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Valutazioni intermedie, se l’alunno va male a scuola è colpa dei docenti?

Il periodo delle valutazioni intermedie è un momento importante dell’attività didattica nel quale l’alunno prende coscienza della sua preparazione in questa prima parte dell’anno scolastico e i docenti prendono altrettanto coscienza del loro metodo d’insegnamento: se devono proseguire sulla strada intrapresa o se devono in itinere cambiare le proposte formative adattandole alle esigenze degli alunni.

Ci sono, tuttavia, categorie di docenti che si dimostrano abbastanza magnanimi nelle valutazioni degli alunni ed altrettante che, invece, si dimostrano particolarmente rigide dando valutazioni molto basse agli alunni che hanno dimostrato scarso impegno, non si sono mai presentati all’interrogazione oppure hanno consegnato un elaborato scritto in bianco. Purtroppo il sistema scolastico italiano con le sue riforme ha portato la classe docente ad essere più magnanima nei riguardi degli alunni cercando di aiutarli in tutti i modi in quanto la stragrande maggioranza dei dirigenti scolastici è sempre propensa all’ammissione dell’alunno alla classe successiva e di fronte a valutazioni negative sottopone il docente ad una sorta di “interrogatorio da terzo grado”.

Il dirigente, insomma, mette in discussione il buon operato del docente addossandogli una colpa che inevitabilmente non è solo sua ma anche dell’alunno che si dimostra particolarmente svogliato. Ed ecco allora che vengono fuori le “fatidiche” strategie didattiche, o per meglio definirle rocambolesche situazioni di prestigiatore che vede il docente mettersi nelle condizioni di condurre l’alunno che presenta diverse insufficienze in una situazione di latente “positività”, una positività, che illude l’alunno facendogli credere che lui è bravo, è capace, è volenteroso, senza sapere che, in realtà, ciò spesso non corrisponde esattamente al vero.

Gli alunni vanno sostenuti, incoraggiati, d’accordo, ma di fronte a situazioni di negatività evidenti in parecchie discipline, l’alunno deve prendere coscienza del fatto che deve impegnarsi e che l’ammissione alla classe successiva scaturisce da tutta una serie di variabili e dinamiche che il Consiglio di Classe tiene in debito conto.

Il “comunismo” didattico non aiuta gli alunni a prendere seria coscienza dei propri limiti, ma li conduce sulla strada dell’illusione e illuderli è una cosa veramente brutta perché li proietta verso un mondo in cui la realtà lavorativa è complessa, dinamica e richiede degli standard di apprendimento adeguati per l’ingresso nell’intricato pianeta lavorativo.

Mario Bocola

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