Negli ultimi tredici anni circa, ovvero dal 2008, la valutazione ha preso il netto sopravvento sugli altri aspetti (più rilevanti) della didattica: a scuola non conta più il come ed il perché si apprende, non si va più per imparare ed insegnare, bensì si va per somministrare le prove di verifica, mutuate perlopiù dal modello dell’Invalsi. È uno scenario avvilente e sconsolante (almeno per il sottoscritto) quello che si osserva negli ambienti scolastici: sembra che non conti alcunché se gli alunni si appassionino a quanto viene proposto in classe, o se apprendano effettivamente ciò che si insegna.
Interessa di più che le loro “prestazioni” nelle prove di verifica si dimostrino adeguate, o perlomeno sufficienti. E la certificazione formale delle competenze viene anteposta a tutto il resto, in primis alla personalità ed alle esigenze culturali e formative dell’allievo, ai suoi eventuali disagi, che non rivestono più alcuna importanza. Tutto ciò è amaro e sconfortante.
Lucio Garofalo
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