Le misure di sicurezza applicate in ambiente scolastico non finiscono più di stupire: il record è probabilmente stato raggiunto nei giorni scorsi dal preside dell’istituto “Redempotor Hominis” di Albenga, noto centro situato in provincia di Savona, che nel tentativo di arginare i sempre più frequenti atti di vandalismo interni alla scuola ha deciso di schedare le impronte digitali di tutti gli studenti che la frequentano. A convincere il responsabile dell’istituto ad applicare un metodo più familiare a riformatori o caserme sono stati una serie di episodi di cattivo gusto, accaduti a cavallo della fine del 2005 con il nuovo anno, culminati con l’isolamento telefonico dell’istituto e la rottura dell’impianto di riscaldamento.
Il provvedimento adottato dal responsabile della scuola non ha tardato a scatenare commenti di disappunto. Tra le critiche più autorevoli figura senz’altro quella del presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Antonio Marziale, il quale senza mezzi termini ha definito l’iniziativa “deplorevole”.
“Che gli scherzi del mondo studentesco contemporaneo travalichino talvolta i confini dell’accettabile è cosa nota – ha dichiarato Marziale – ma per amor del cielo non definiamo educativa l’idea di prender loro le impronte digitali per avere staccato gli spinotti del telefono o per avere spento l’impianto di riscaldamento. Credo – ha concluso il sociologo – che l’iniziativa, tra l’altro, colluda con il nome stesso della scuola: non si redimono i soggetti in età evolutiva con le impronte digitali. Ero convinto che certi metodi fossero stati archiviati da tempo, ma è evidente che mi sbagliavo”. Ora resta da capire se la dirigenza intenderà andare avanti con la schedatura o rimanere alla finestra per vedere come reagiranno i piccoli vandali.