“In Campania anche quest’anno assistiamo alla stessa scena: tanti posti vacanti per il personale Ata, ben 1.549, e poche immissioni in ruolo, appena 564. Un brutto film già visto, scritto da chi evidentemente dimentica che la scuola non è fatta solo di docenti ma funziona grazie a tutta la comunità educante che comprende anche i collaboratori scolastici, di laboratorio e amministrativi”.
Lo afferma la segretaria generale della Uil Scuola Rua Campania Roberta Vannini, per la quale “questi lavoratori meritano rispetto, ma, al contrario, il decreto presentato in queste ore ai sindacati, relativo alle nomine in ruolo per l’anno scolastico 2023/24, prevede che su 27.409 posti liberi e disponibili a livello nazionale solo 9.975 siano destinati ai ruoli: di questi solo 564 in Campania. E se in tutta Italia restano 17.000 posti vacanti nella nostra regione ne rimangono 985 che verranno assegnati ancora una volta a un esercito di precari: cambiano i governi, cambiano le coalizioni ma la politica scolastica è sempre la stessa: l’obiettivo è fare cassa in un modo o nell’altro. O sottoscrivendo contratti collettivi senza risorse o tagliando quelle che nella scuola già ci sono”.
Per Roberta Vannini “il vero ministro dell’istruzione è da sempre l’inquilino di Via XX Settembre: è stato così con Tremonti ai tempi della ministra Gelmini quando si tagliarono oltre centomila posti di lavoro ed è così oggi continuando ad immaginare, calcolatrice alla mano, che le scuole possano funzionare senza DSGA, Assistenti amministrativi, Assistenti tecnici e collaboratori scolastici”. “Domanda retorica – incalza la segretaria della Uil scuola campana -: la scuola funziona meglio con personale di ruolo o con personale precario? La precarizzazione non fa né il bene della scuola né del personale.”
“La Uil scuola della Campania ritiene che il ministro Valditara, piuttosto che esaltarsi per un contratto che più che dare toglie, farebbe meglio ad impegnarsi in investimenti seri, iniziando proprio dagli organici e dalle nomine in ruolo, coprendo tutte le caselle vuote: una cosa tutto sommato normale ma, nella realtà, evidentemente troppo rivoluzionaria”, conclude Vannini.
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