“In realtà non è la variante omicron a fare la differenza, perché noi già dobbiamo proteggerci dalla delta, che è estremamente trasmissibile e gira moltissimo nelle nostre scuole“. Così l’immunologa Antonella Viola, direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica di Padova, intervistata dalla Repubblica.
E ritorna sul tema della vaccinazione, inclusa quella dei più piccoli, non per proteggere gli adulti ma per proteggere proprio loro, i piccoli e piccolissimi, da un virus che causa conseguenze anche di lungo periodo.
Afferma l’immunologa: il Covid per un bambino non è a rischio zero. “Noi non possiamo sapere se il nostro bambino andrà incontro a una forma di malattia del tutto asintomatica, senza alcun tipo di conseguenza, o se invece andrà incontro a dei problemi, come un Covid molto severo, o un long Covid (con sintomi che si protraggono per mesi dopo essere guariti dall’infezione), oppure la sindrome infiammatoria multisistemica, che è un’infiammazione generalizzata del corpo”.
Sul vaccino 5-11 anni, dunque, l’immunologa non ha dubbi: “Nei trial clinici su questa fascia d’età finora non sono stati rilevati dei casi di miocarditi ma solo effetti collaterali lievi o moderati”. Al contrario, spiega: “Con la circolazione attuale del virus, è molto più rischioso prendere l’infezione naturale perché questa sì che può causare infiammazione sistemica e miocarditi”.
“Un altro motivo per cui dobbiamo vaccinare i nostri figli è per permettere loro di andare a scuola regolarmente, per evitare le quarantene e i tamponi continui – continua la scienziata – questi sono tutti piccoli traumi psicologici che i bambini hanno subito e continuano a subire a causa della pandemia. Il non potere andare a scuola, il rimanere confinati in casa, il fare ripetuti tamponi non sono cose piacevoli”.
“Per far sì che tutto questo non accada più, li dobbiamo proteggere con il vaccino”.
E conclude: “Il virus non sembra voler scomparire: resterà con noi a lungo, e quindi i bambini vanno protetti. Perché altrimenti prima o poi lo incontreranno, e non sappiamo come usciranno da questo incontro. Nella maggior parte dei casi non ci saranno problemi, ma in altri casi non andrà altrettanto bene, e non possiamo rischiare a cuor leggero la salute dei nostri figli”.
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