
Il cantautore ed ex insegnante Roberto Vecchioni, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro, ha rilasciato un’intervista a La Repubblica in cui ha parlato, in generale, di cultura, giovani, linguaggio. Ecco cosa ha detto.
“Oggi i ragazzi usano solo 600 parole, dieci anni fa 6000. Per cui sì, credo che la parola scomparirà. Ma io non ci sarò più. Per fortuna”, ha detto, con pessimismo. “Un artista non serve a niente per come sta andando il mondo perché non fa aumentare il Pil, non conquista Paesi, non invade. Accarezza però. Quando ascolto una canzone di De André, di De Gregori, di Vasco Rossi, o una melodia di Beethoven, guardo un film di Fellini o di Visconti, un quadro di Cézanne sento una cosa dentro che non posso definire. Ecco, quella cosa lì il Pil non la dà”, ha aggiunto.
Le scuse di Vecchioni
Vecchioni ha anche citato l’episodio che lo ha visto protagonista a Piazza del Popolo, a Roma, nel corso della Manifestazione per la pace organizzata da Michele Serra. Il cantante è stato accusato di avere una visione ristretta e occidentale della cultura: “Di questo mi sono già scusato, ma non stavo parlando di una cultura di ‘altri’ contrapposta alla ‘nostra’. Mi riferivo a Trump, Musk e alla loro cricca. Penso che la parola è la trasmissione di quello che sentiamo e crediamo di essere. Se siamo così simili con le parole, e con quello che le parole costruiscono dobbiamo continuare a essere insieme, sempre di più”.
Il discorso incriminato
Ecco le sue parole incriminate, riportate da La Repubblica: “Vi dico Socrate, Spinoza, Cartesio, Hegel, Marx, Shakespeare, Cervantes, Pirandello, Leopardi, Manzoni: ma gli altri le hanno queste cose? L’Europa è pensiero continuo, è continuo sovrapporsi, migliorarsi con errori infiniti, perché la democrazia è fatta da errori da correggere, non nasce perfetta”.
“Nasce perfetta la destra, che ha il solo scopo di dominare e schiacciare. Siate convinti che non esiste corrispondenza tra pace e pacifismo. Non si può accettare qualsiasi pace. Pacifisti siamo noi perché teniamo alla nostra cultura. La cultura dovrebbe finire qui perché la cultura dovrebbe essere nostra e basta, anzi, è nostra”, ha aggiunto.
Vecchioni ha concluso rivolgendosi ai giovani: “Devo chiedervi scusa, abbiamo sbagliato un sacco di cose, e dobbiamo rimediare. Ma soprattutto, devo dire ai giovani che sono loro che devono rimediare alle ca***te che abbiamo fatto”.