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Vecchioni sui docenti: “È incalcolabile la gioia che si prova quando un ragazzo ha capito”

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April 09, 2025

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L’ex docente e cantautore Roberto Vecchioni è stato intervistato dall’influencer culturale Edoardo Prati all’interno della sua rubrica “La periferia del tempo“, su La Repubblica.

Vecchioni ha parlato della bellezza del mestiere del docente: “Sia nella mia esperienza di studente che in quella di docente ho sempre cercato di sapere tutto di un argomento. Mi sbattevo come un dannato. Informare e comunicare diventava una gioia, in quarant’anni ho visto studenti che si illuminavano, è incalcolabile la gioia che si prova quando un ragazzo ha capito un piccolo spigolo di umanesimo che lui stesso gonfierà”.

Vecchioni e l’aneddoto

Vecchioni ha spesso parlato dei suoi anni a scuola. Ecco un aneddoto relativo ai suoi anni dietro la cattedra: “L’indifferenza verso il comportamento del figlio è la cosa peggiore. Quando insegnavo io erano un po’ meglio, io non li sopportavo. Dicevano tutti le stesse cose. I genitori si dividono in due gruppi: quelli che dicono ‘faccia studiare mio figlio’ e quelli che dicono ‘guardi che lui è bravo, forse non ha capito’”.

“Quando stai cinque o sei ore con un ragazzo è molto di più di mezz’ora al giorno come fa magari un padre. I docenti conoscono quasi meglio i figli dei genitori. Quando un ragazzo ha dei problemi ha paura di parlare con i genitori, va a parlare con l’insegnante. I genitori devono parlare, parlare, parlare con i figli, anche di cose inutili, leggere i loro libri, ascoltare la loro musica”, ha concluso Vecchioni.

Paola Iezzi ex alunna di Vecchioni

La cantante Paola Iezzi, classe 1974, membro del duo Paola e Chiara, oggi giudice di X Factor, si è raccontata in un’intervista a Il Corriere della Sera, in cui ha parlato della sua esperienza da alunna di Vecchioni al liceo.

Ecco cosa ha detto: “È stato il mio insegnante solo per un anno, in quarta ginnasio, poi si trasferì a Desenzano con la famiglia. Ero brava in italiano e filosofia, ma con lui ogni tanto sono volati dei votacci in greco e latino che studiavo poco perché ero refrattaria alle regole, non mi piaceva imparare a memoria. Roberto era meraviglioso, un affabulatore, l’insegnante che tutti sognano di avere, quello dell’Attimo fuggente: ti apriva scenari che non avresti mai sospettato”.

“Aveva un’aria austera, arcigna, con il sigaro spento in bocca e il registro sottobraccio. Noi quattordicenni terrorizzati, era l’inizio dell’anno scolastico. Appoggiò il registro sulla cattedra facendo un rumore d’inferno: ‘Bene, adesso vi aspettano 5 anni di calci in c…’. Uscì sbattendo la porta. Ricomparve dopo 5 minuti e iniziò a fare lezione come se nulla fosse. L’ingresso con quella parolaccia era un modo per dire: ‘Raga, parlo la vostra lingua. Sono severo però vi capisco. Quindi non provate a prendermi in giro’. Quando l’Inter perdeva era particolarmente di cattivo umore, quindi noi la domenica speravamo sempre che i nerazzurri vincessero. Sennò erano dolori”, ha scherzato.