Il cantautore ed ex docente Roberto Vecchioni, 80 anni, che sta per partire con un nuovo tour dopo la pubblicazione di un libro, ha concesso un’intervista a La Repubblica. L’autore di “Sogna, ragazzo, sogna“ ha parlato in particolare del caso Pioltello.
Ecco le parole di Vecchioni, che crede che sia stato inutile montare una polemica sulla scuola Iqbal Masih chiusa per un giorno, il 10 aprile, in occasione della festa di fine Ramadan considerando che almeno un terzo degli iscritti in quell’istituto sono di fede musulmana: “Una polemica che non doveva cominciare, una cosa normale, cosa costa fare un giorno di chiusura? È lana caprina, una cattiveria”.
Vecchioni, a Il Corriere della Sera, ha anche parlato del suo rapporto con i giovani. Ecco cosa bisogna fare con loro, a suo avviso: “Ascoltare, ascoltare, ascoltare, deviare da quella retta parallela che ci tiene aggrappati a certezze testarde, intendere i loro codici, frugando fra le loro letture, musiche, slang, capire perfino senza condividere, risparmiargli verità assolute e confrontarci su quelle relative”.
Simile anche l’opinione di alcuni esponenti del mondo della Chiesa Cattolica: “Abbiamo una diversità infinita, c’è mondo davanti a noi. Quindi mettersi a fare muro contro muro vorrebbe dire costruire troppi muri, meglio costruire ponti”. È la metafora utilizzata da uno dei tre parroci delle parrocchie di Pioltello che nei giorni passati hanno preso posizione favore della decisione del Consiglio d’Istituto della scuola.
Nel ribadire che sullo stop alle lezioni del prossimo 10 aprile, ultimo giorno del Ramadan, non vede nulla di male, anzi, il parroco ha aggiunto che “si cerca sempre ciò che unisce, che fa comunione, per creare un tessuto sul territorio. Questo è il lavoro che dobbiamo fare tutti noi che siamo persone pensanti e che vogliamo bene al quartiere di Seggiano”.
Secondo don Andrea, il punto di partenza è l’insegnamento dell’italiano, “che è la base dell’integrazione”. Da questo punto di vista, quindi, la sua posizione non è molto lontana da quella del ministro Giuseppe Valditara, che auspica l’avvio di classi di potenziamento (di italiano e matematica) rivolte ad alunni che non sanno o non comprendono la lingua italiana.
Anche il Capo dello Stato dice la sua sulle polemiche per la decisione presa dal Consiglio d’Istituto della scuola. Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella si era rivolto la vicepreside Maria Rendani, vicepreside della scuola del milanese, nominata due anni fa proprio da Mattarella cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica. “Chiedo a Mattarella di intervenire, di venire a Pioltello a sostenerci – ha detto ai microfoni del TgR Lombardia – perché ci sentiamo soli. Lui è l’unico che può scrivere la parola fine in questa triste storia. Come posso ritrovare la forza e il coraggio di insegnare ai miei alunni che lo Stato italiano difende i cittadini?”. Quella di fermare le lezioni, aveva ribadito la prof, “è una scelta didattica. Non ha nulla di ideologico, nulla di religioso. Non abbiamo voluto inserire alcuna festività, non vogliamo togliere l’identità a nessuno e non vogliamo sopprimere nessuna cultura”.
Dopo alcuni giorni è arrivata la risposta del Capo dello Stato: “Ho ricevuto e letto con attenzione la sua lettera e, nel ringraziarla – ha spiega Mattarella – desidero dirle che l’ho molto apprezzata, così come – al di là del singolo episodio, in realtà di modesto rilievo – apprezzo il lavoro che il corpo docente e gli organi di istituto svolgono nell’adempimento di un compito prezioso e particolarmente impegnativo“.
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