Com’è noto, nella serata di lunedì 22 luglio si è verificato un grave crollo in un edificio a Napoli, una delle celebri Vele di Scampia, uno dei quartieri più degradati del capoluogo partenopeo. In particolare, a venire giù è stato un ballatoio. Le vittime sono due e i feriti sono tredici, come riporta Il Corriere della Sera.
A morire un uomo di 29 anni e una donna di 35, nipote e zia. Probabilmente i due hanno perso la vita per salvare le bambine che erano con loro. Sono ricoverate 5 persone, di cui 2 in gravi condizioni, quasi tutti appartenenti allo stesso nucleo familiare delle vittime. Sette le bambine ricoverate in codice rosso: ci sono due bimbe di due anni, due di 4, le altre tre di 6, 8 e 10 anni. Due di loro sono in condizioni gravi in Rianimazione.
A parlare, ai microfoni de L’Unità, la dirigente scolastica, oggi in pensione, di una scuola del quartiere. “Sono in continuo contatto con le mie ex collaboratrici e con molte mamme di Scampia, quello che è successo mi ha colpito al cuore”, ha detto.
“Quasi tutte le vittime coinvolte dal crollo hanno frequentato e frequentano la scuola, compresi i più piccoli – ha raccontato – In particolare il 29enne ha preso la licenza media quando io ero preside, sto parlando di 10 – 15 anni fa. Me lo ricordo, è stato uno dei tanti giovani di Scampia che ce l’aveva fatta. Dopo un percorso complesso ha trovato la sua strada, diventando macellaio, lavorando onestamente e dando vita a una famiglia“.
“Il mio pensiero è a tutte quelle famiglie, a quei poveri bambini le cui sorti sono ancora incerte. Da un lato provo grande soddisfazione nel vedere che il lavoro svolto a scuola in tutti questi anni ha lasciato ricordi importanti. Dall’altro, provo un grande dolore di fronte a questo dramma“, ha concluso con amarezza.
Premiata da Sergio Mattarella nel 2019 per il suo progetto di recupero dei rom, l’anno scorso la dirigente ha detto: “Noi non possiamo pensare solo a quelli che naturalmente andrebbero all’università, anche se la Federico II non avesse installato una sede nel nostro quartiere. Ma agli “scamazzati”, quelli che la vita non ha premiato, che hanno condizioni di partenza più difficili, e che possono intravedere attraverso la scuola una strada per poter seguire i propri obiettivi e non lasciarsi andare ad un destino precompilato”.
La preside ha speso tutta la vita per gli studenti e il suo ufficio è pieno di ricordi degli alunni che l’hanno amata e che in qualche modo si sono salvati anche dalle carceri, compresi quelli ai quali ha insegnato a Secondigliano e che ancora le inviano le lettere di affetto e di attestazione di stima.
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