Attualità

Velo e niqab vietati in luoghi pubblici come le scuole: accade in Friuli dopo il caso delle alunne musulmane col volto coperto

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato, il 18 marzo, un progetto di legge nazionale che vieta di indossare il velo integrale (niqab e burqa) nei luoghi pubblici o aperti al pubblico come le scuole. Lo riporta Il Sole 24 Ore.

La norma modifica la legge 152/1975 che già vieta le coperture del volto in pubblico, se non per “giustificato motivo”, sopprimendo proprio questa espressione. Inoltre, inasprisce le sanzioni (da 1.000-2.000 euro a 5.000-10.000 euro) e introduce una multa contro la coercizione a coprire il volto, punita in maniera più pesante se imposta a donne, minorenni o disabili.

La polemica

Primo firmatario è Antonio Calligaris, capogruppo della Lega, che parla di risposta al “caso Monfalcone”, il comune del goriziano – dove un terzo della popolazione è di origine straniera con una maggioranza di bengalesi – e dove in una scuola professionale quattro ragazze si sono presentate scuola con il capo e il volto coperto dal niqab.

La proposta nazionale è passata con i soli voti della maggioranza di centrodestra; le opposizioni (Pd, Patto per autonomia e M5s) – che si sono comunque espresse in modo netto contro l’uso del niqab a scuola – non hanno votato in polemica con la calendarizzazione del provvedimento, che coincide con la campagna elettorale per le comunali proprio a Monfalcone.

Così il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: “Questo progetto di legge nazionale non è solo pensato per potenziare la sicurezza del nostro territorio ma soprattutto per migliorare l’integrazione. Per sembrare tolleranti e inclusivi rischiamo di sopprimere pezzi di democrazia e di libertà per tutti i cittadini”.

Frassinetti: “Vuoto normativo”

“Non è compito delle scuole dirimere queste controversie, ma il nostro obiettivo è favorire l’inclusione e l’integrazione, che è difficile da portare avanti se non ci si guarda in viso, se non si riconosce l’altro da sé”: anche la sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti, ha preso posizione contro la volontà di tante famiglie musulmane di fare indossare il niqab durante le ore passate a scuola. Il riferimento è, in modo specifico, alle studentesse di Monfalcone (Gorizia) che frequentano le lezioni indossando il niqab e, prima di entrare in classe, una referente verifica la loro identità sollevando il velo.

A tal proposito, la sottosegretaria ha detto che “è evidente che questo è un po’ un ostacolo nel creare una vera e propria comunità scolastica”.

Frassinetti ha quindi detto che il ministero di Viale Trastevere “prende atto delle parole del Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza, che parla di integrazione e inclusione, però c’è un vuoto normativo che va colmato”.

Redazione

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