Il divieto di entrare a scuola imposto da alcuni istituti di Gaza alle studentesse che non indossano lo hijab, nonostante non vi sia una legge ufficiale a tale riguardo, ha suscitato dibattito tra le famiglie favorevoli e quelle contrarie all’imposizione del velo nelle scuole e nelle università. Il ministero dell’Istruzione di Gaza ha negato l’esistenza di ordinanze ufficiali che obblighino le studentesse a indossare il velo, chiarendo che ciò che sta avvenendo è l’espulsione delle studentesse che arrivano a scuola in maniera non appropriata. In Italia è tutta un’altra storia, infatti, in una circolare diffusa qualche tempo fa nei sei istituti superiori di un polo scolastico in provincia di Udine si scriveva: “ Essendo la scuola italiana laica e indifferente al credo professato dagli allievi e dalle loro famiglie non sarà accettata da nessuno l’ostentazione e l’esibizione, specialmente se imposta, dei segni esteriori della propria confessione religiosa perché essa, in fin dei conti, può essere colta come una provocazione e suscitare reazioni di ostracismo, disprezzo o rifiuto. Tale è, ad esempio il fazzoletto o velo che copre talvolta i capelli e parte del viso delle ragazze musulmane”. Insomma si potrebbe dire: luogo che vai regole che trovi.