La regione Veneto ha quantificato il suo fabbisogno per l’istruzione in 4,9 miliardi, quasi come la Lombardia, senza però considerare che il Veneto ha 598 mila studenti e la Lombardia il doppio, cioè 1 milione e 145 mila.
Da dove deriva allora tanta pretesa, secondo Il Corriere delle Alpi?
Il nodo riguarda l’intesa tecnica con il governo sulla devolution che, se coinvolge la Lombardia e l’Emilia Romagna, non toccherebbe il Veneto perché la richiesta di trattenere i 9/10 delle tasse non è materia negoziabile in quanto il bilancio dello Stato è materia esclusiva del governo e del parlamento, che esercita il suo potere di indirizzo e controllo ogni anno con l’approvazione della legge di stabilità.
Tuttavia il Vento, dopo il referendum, chiede le 23 competenze previste dall’articolo 116 della Costituzione con relativa copertura finanziaria stimata in 18,8 miliardi di euro, pari ai 9/10 del gettito Iva Ires Irpef, come la provincia autonoma di Bolzano.
La proposta, avanzata perché si tratta di soldi destinati a pagare gli stipendi del personale, dimostra che la “devolution” della Pubblica istruzione ha un costo teorico di 5,4 miliardi, che però diventano 2,5 per l’Emilia Romagna.
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