I giovani neolaureati, anche i più brillanti, hanno buone possibilità in Italia? Cosa offre il nostro Paese ai più “meritevoli”? Secondo uno di loro, un 20enne neo laureato con 110 e lode al Politecnico di Torino, che La Stampa ha denominato “Baby ingegnere”, i giovani farebbero meglio ad andare via, all’estero.
Il ragazzo è andato a studiare in America in quarta liceo e una volta tornato in Italia ha scelto di iniziare subito l’Università anziché frequentare il quinto anno delle superiori. “Ho provato il test al Politecnico di Torino e sono entrato tra le eccellenze. Sono contento e fiero, sì, ma ho fatto il mio dovere”, ha spiegato.
Ecco cosa hanno insegnato i genitori al ragazzo: “La cosa più importante è trovare una passione e impegnarsi per se stessi”, ha detto. “Sapevo di dovermi impegnare e ho avuto la fortuna di trovare qualcosa che mi piacesse davvero. Non mi è mai interessato dimostrare di andare bene a scuola, ma ho imparato a essere determinato nella mia passione”.
Ed ecco la carriera del giovane: “In prima liceo ho fatto una esperienza in Canada per imparare l’inglese. L’estate successiva ho lavorato come volontario a Londra, e l’anno dopo sono partito per l’America. Avevo fatto richiesta in diverse università, dove ero stato accettato. Poi per diversi motivi, tra cui il Covid, sono dovuto tornare in Italia. A quel punto ho scelto il Politecnico di Torino. L’ho fatto volentieri, è un’eccellenza in Italia”.
Il ragazzo adesso farà la magistrale all’estero, a Zurigo. Secondo il giovane l’Italia offre poco e niente: “Potrò sbagliarmi, ma per il mio futuro mi sento più sicuro ad andare all’estero. L’Italia è meravigliosa ma ci sono poche opportunità, la qualità di lavoro è più scarsa e anche la possibilità di crescita. Per non parlare del sostegno allo studente che si laurea: nel nostro Paese anche se esci con il massimo dei voti, sei comunque destinato a fare stage almeno per i due o tre anni successivi. Pagati pochissimo. È difficile trovare subito un impiego, soprattutto se cerchi qualcosa che ti piaccia e ti permetta di imparare cose nuove. Di crescere”, ha argomentato.
Insomma, il giovane neolaureato ha delineato un triste quadro dell’Italia, dove spesso i lavori sono precari anche per chi ha molti titoli alle spalle. Basta pensare agli insegnanti: come abbiamo scritto qualche mese fa, si parla ormai da anni di circa 200.000 (qualcuno ipotizza 250.000) su un totale di oltre 900.000 docenti complessivi delle scuole italiane. Ciò significa che quasi il 25% degli insegnanti italiani (uno su quattro!) è costituito da precari.
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