Oltre a tutte le altre opzioni, mascherine, distanziamento ecc., per allontanare il rischio contagio da Covid, l’Organizzazione mondiale della sanità suggerisce la ventilazione negli ambienti chiusi e in modo particolare delle aule scolastiche. E quelle italiane, come si sa, sono particolarmente affollate.
Il principio è noto e si basa sul dato scientifico che le particelle aeree del virus rimangono sospese nell’aria per un certo tempo e dunque, in ambienti chiusi poco ventilati o affollati, queste particelle infettive possono accumularsi nell’aria e venir inalate: inoltre all’aumentare della vicinanza con la persona contagiata aumenta anche la concentrazione di aerosol e di conseguenza del rischio di infezione.
Da qui la ventilazione che significa “portare aria fresca e pulita dall’esterno verso l’interno e mandare l’aria espirata, insieme all’aerosol infetto, all’esterno”.
Dunque, una possibilità è aprire le finestre, ma col rischio delle dispersione termica e la mancanza di una sicura efficacia.
Sulla base allora della qualità dell’aria negli ambienti chiusi, “si sono sviluppati anche i purificatori dell’aria, ovvero sistemi che filtrando l’aria interna permettono di ridurre il rischio contagio”.
Considerarti tuttavia i costi che questa pandemia sta determinando nei vari paesi, in termini di chiusure e di presidi ospedalieri e medicali, un investimento di questo tipo nelle scuole forse riuscirebbe a contenere le infezioni.
Dice l’esperto: “Per quanto possa essere elevato l’investimento iniziale, sarà comunque accettabile se comparato con i futuri benefit. Spetta poi ai governi scegliere se e come incentivare questo cambio. In Italia del resto esiste un bonus ristrutturazione al 110% di cui tanto si parla in questi giorni: perché non inserire tra le opere possibili anche la ventilazione?”
In ogni caso l’Oms ha lanciato la ‘’ventilation roadmap’’ con raccomandazioni concrete su come migliorare la ventilazione interna.
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