Per ovviare un altro – se non ennesimo – autunno alle prese con un potenziale innalzamento dei contagi da Sars-CoV- 2 nelle scuole, le quali si comportano da volano per la diffusione del nemico invisibile, occorre partire prevenuti cercando il più possibile di evitare catastrofici scenari didattici, dove studenti e docenti di fatto restano confinati in casa propria dinanzi ad uno schermo per impartire lezioni o ricevere nozioni. Tra le tecnologie promosse dalla comunità scientifica figurano, oltre alla riorganizzazione degli ambienti scolastici ed alla cohorting strategy, l’allestimento di gruppi-classe rapportato allo spazio disponibile, aerazione ed ozonizzazione, che necessitano dell’installazione di impianti ad aria non troppo invasiva, critica solo nei mesi invernali, ove la circolazione può vanificare il riscaldamento degli ambienti. Cruciale la manutenzione ordinaria, che nel Belpaese sarebbe, in via teorica, affidata con gare d’appalto ad aziende private: restano i nodi da sciogliere circa esecuzione dei lavori, appalti e linee guida, come sollevato dai Dirigenti Scolastici, smarriti di fatto in un mare di burocrazia giornaliera.
L’attuale agente eziologico responsabile dell’insorgenza del COVID-19 si propaga attraverso la circolazione di nuvole di goccioline respiratorie che permangono negli ambienti chiusi in assenza di vento, le quali tendono a depositarsi e favorire il contagio. Per gli edifici pubblici, alberghi, ospedali e scuole sono stati promossi, a seguito delle influenze stagionali dei bienni passati, impianti di ozonizzazione ed aerazione per limitare la diffusione, specie in RSA e cliniche dove le patologie nocosomiali vedono un incremento nelle stagioni fredde. Gli impianti di ventilazione, almeno a scuola, possono essere installati seguendo l’assetto dell’aula: è possibile utilizzare finestre e prese d’aria esistenti o crearne di nuove, o provvedere, in classi sprovviste, ad aprire dei varchi in comune con ambienti prospicienti. L’ozonizzazione è più complessa: prevede l’allestimento di impianti con alla base dei serbatoi ove alloggia l’ozono in forma liquida, da integrare mensilmente.
In questo studio sono state effettuate misurazioni sul campo per analizzare le strategie di ventilazione negli edifici scolastici situati nell’Europa meridionale, in Particolare Spagna e Portogallo. Sono stati selezionati due campus universitari (l’Azurém Campus in Portogallo e il Fuentenueva Campus in Spagna) e sono stati condotti test di ventilazione in aule rappresentative di entrambe le località. Sulla base dell’analisi e della discussione dei risultati ottenuti, sono state tratte le seguenti tre conclusioni:
Tirando le somme, secondo i dati disponibili, non vi sono attualmente ragioni sufficienti per non fare uso di tali tecnologie: come sempre, si tratta di una questione di interesse, fondi e buonsenso complessivo.
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