Immissioni effettuate su graduatorie fasulle, ventimila ricorsi ed un’intera classe docente infuriata: questi i risultati dell’operato del Miur.
Persino il "cervellone" si è rifiutato di sottostare ai continui cambiamenti di umore della maggioranza parlamentare, capace di legiferare in modo insensato salvo poi correggersi adottando provvedimenti peggiori.
Le graduatorie permanenti, il canale principale di reclutamento dei docenti precari, risultano così ingestibili; non ci vuole un genio per capirlo. E in un contesto già reso difficile dalla scelta del governo che aveva bloccato le assunzioni un anno dopo aver espletato le prove del concorso ordinario a cattedre, bandito peraltro a distanza di dieci anni dal precedente.
E chi non si ricorda i sei cambiamenti dei punteggi e delle graduatorie permanenti in due anni?
E quale sarebbe, secondo la maggioranza, il deus ex machina capace di districare l’intricata matassa? La chiamata diretta da parte dei presidi, vera e propria cerimonia di consegna della Scuola Italiana nelle mani dell’Anp, ed anticamera di due cerimonie: quella di apertura per il ruolo immediato e diretto delle Ssis, e quello di chiusura definitiva del criterio trasparente e democratico dello scorrimento di una graduatoria. Ma oggi la tendenza maggiore è quella per la quale quel criterio, ancora per poco vigente, sarebbe oramai già "obsoleto".
Ciò che suscita ilarità, e al contempo sgomento, è la paradossale esiguità dei posti resi disponibili per le immissioni in ruolo, "sbloccate" finalmente dopo tre anni, e destinate ai vincitori di concorso, la quale, grazie all’art. 5 della riforma Moratti, non solo tra breve verrebbe dimezzata ma addirittura condivisa con le nuove leve provenienti dalle Lauree specialistiche!
Si vuole fingere di ignorare che gli "specializzati" che ne trarrebbero il beneficio maggiore sarebbero quelli del I ciclo, molti dei quali, come è noto, sono quasi tutti stati giudicati non idonei all’insegnamento , all’ultimo Concorso a Cattedre? Gli stessi che, in buona parte, sono da qualche giorno entrati di ruolo, reclutati dalle amministrazioni pubbliche per scorrimento dalle graduatorie permanenti. A questi il Miur ha attribuito il merito indiscutibile ed unico di "eccellenza" nella scuola pubblica, cosa che l’Adaco contesta perché trasgredisce il dettato costituzionale ove prevede che solo la procedura concorsuale pubblica, proprio per il suo carattere selettivo, pubblico, trasparente, può legittimare l’accesso alle P.A..
Forse centinaia di Commissioni giudicatrici di un concorso pubblico nazionale, scelte dallo stesso Miur e composte da Presidi (alcuni dello stesso Anp), docenti con esperienza trentennale di insegnamento e ispettori del Ministero si fossero tutti sbagliati, dopo aver intascato denaro pubblico, e su tutto il territorio nazionale!!!
Certo non c’è da stupirsi se ciò accade in un paese civile come il nostro, in cui prima si redigono norme e regole ferree, per cui si preferisce credere che chi abbia 360 giorni di insegnamento sia di una categoria superiore rispetto a chi ne abbia 359; poi però si concedono blande "sanatorie": vanno bene anche 354, 350. Si preferisce glissare sul fatto che i sissini escano tutti col massimo dei voti o giù di lì, mentre se ciò accadesse al termine di un corso di laurea od anche di un quinquennio di superiori, verrebbe aperta immediatamente un’inchiesta per frode aggravata.
Si preferisce, infine, ignorare che la Graduatoria di Merito non è composta dagli insegnanti più belli o più simpatici, o più ricchi. Si preferisce ignorare che il Concorso a cattedre è stato superato da gente in attesa da dieci anni, con altrettanti anni di esperienza di insegnamento, per vedersi prendere la cattedra da qualcun altro. E qui, in questo caso, frode non c’è. E’ tutto perfettamente congegnato come in un orologio: tempi di attesa del concorso, prove espletate, tempi di attesa per le sospirate inclusioni in graduatoria, incastro degli abilitati Ssis persino con riserva e "a pettine", con i titoli moltiplicati all’infinito, i bonus di mattonate di punti a pioggia…rettifiche prima e persistenza degli errori dopo, esposti ignorati del Csa, risorsi non discussi, valutazione retroattiva dei bonus. E il quadro è perfettamente coerente alla cornice: il processo di decadimento della scuola italiana partito con l’abolizione degli esami di riparazione e, passando per l’estensione dell’obbligo scolastico, arrivato al diploma di massa. Questa è soltanto la conclusione naturale della storia: dal "diamo un diploma a tutti " al "diamo un’abilitazione a tutti" il passo è davvero breve.
Brunella Presbiteri De Lassis