Politica scolastica

Verso il 4 marzo, per la scuola è tutti contro tutti. I programmi dei partiti politici

I partiti politici si preparano alle elezioni che si terranno il 4 marzo. Gli ultimi sondaggi danno il centrodestra (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia) davanti tutti, con M5S e Partito Democratico a rincorrere. Mancano, però, poco meno di 60 giorni alla data dell’election day e tanti possono essere i colpi di scena.

Entro il 31 gennaio i partiti dovranno presentare le candidature. Presto saranno svelati ufficialmente anche le proposte e il programma di governo dei vari partiti politici.

Cosa c’è in ballo per la scuola tra docenti e studenti? Il Sole 24 Ore ha realizzato un interessante focus mettendo a confronto le idee sull’istruzione per i cinque partiti più importanti.

I numeri

Nell’anno scolastico in corso, sono oltre 8,6 milioni le ragazze e i ragazzi fra i banchi nella scuola statale e paritaria. La scuola statale è frequentata da 7.757.849 studenti, per un totale di 370.697 classi. Di questi, 948.900 frequentano la scuola dell’infanzia, 2.538.095 la scuola primaria, 1.637.535 la secondaria di primo grado e 2.633.319 quella di secondo grado. Invece i docenti, fra organico di diritto (quello stabile) e organico di fatto,
quello adeguato alle esigenze espresse di anno in anno dalle scuole, soprattutto sul sostegno, sono 819.049. La regione con più insegnanti è La Lombardia (118.709) seguita dalla Campania (95.642), La Sicilia (79.809), il Lazio (76.878) e la Puglia (61.323).

Dati Avvio Anno Scolastico 2017 2018

Buona Scuola

Sulla Legge 107/2015 tema di discussione anche nella trattativa per il rinnovo del contratto, i pareri sono discordanti. Per il Partito Democratico servono più fondi per valorizzare i docenti. Inoltre serve migliorare la chiamata per competenza e far decollare il sistema di formazione iniziale. Poi rilancio delle superiori in 4 anni. Forza Italia invece propone di rilanciare la chiamata diretta. Inoltre riforma dei criteri di reclutamento con albi regionali. Il Movimento 5 Stelle, invece, punta alla cancellazione della chiamata diretta. L’alternanza è utile purché sia di maggiore qualità e con fondi e strutture di supporto a presidi e imprenditori. Per la Lega, invece, bisogna premiare il merito, ma prima devono esserci criteri adeguati e omogenei. Anche Liberi e Uguali si dice contrario alla chiamata diretta. La riforma va quindi ripensata per puntare su maggiore inclusività e diritti.

Studenti

Per il Partito Democratico l’istruzione tecnica va migliorata, poi deve essere confermata l’importanza dell’alternanza scuola/lavoro. Forza Italia, invece, vuole rafforzare la cultura dell’alternanza senza trascurare l’apprendistato. Riforma degli istituti tecnici. Anche per il Movimento 5 Stelle serve ridare dignità all’istruzione tecnica. Serve aprire una discussione con esperti del settore. Per quanto riguarda, invece, la Lega sì alla sperimentazione delle superiori a 4 anni. Sul fronte alternanza, vanno individuati percorsi che garantiscano qualità oltre che congruenza con l’indirizzo di studi. Per Liberi e Uguali, la sperimentazione delle superiori a 4 anni non va bene. L’alternanza può andare, ma seria e volontaria

Docenti

Il Partito Democratico punta a tutelare i precari anche quelli di terza fascia. I docenti devono permanere nella sede di titolarità per svolgere al meglio la loro professione. Per Forza Italia, invece, va valorizzata il merito attraverso modalità di sviluppo professionale a cui collegare le competenze qualificate dei docenti con retribuzioni differenziate, superando modelli uniformi di valutazione. Per il Movimento 5 Stelle, la riforma del sistema di formazione e reclutamento dei docenti può andar bene, ma bisogna ragionare sui 24 crediti formativi. L’idea è che in cattedra si salga dopo aver vinto un concorso pubblico. La Lega, invece, punta ai concorsi su base regionale. Basta trasferimenti forzosi da una parte all’altra dell’Italia, gli attuali stipendi non bastano. Per Liberi e Uguali, invece, va ridata dignità alla funzione sociale dei docenti e garantire la libertà d’insegnamento. Serve un piano di stabilizzazione pluriennale dei precari.

Andrea Carlino

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