Categorie: Politica scolastica

Verso lo sciopero del 10 ottobre

Mentre il giorno irradiava le ultimi luci di una calda giornata, i ragazzi di ZAM, il 3 ottobre anniversario della strage di Lampedusa, hanno restituito alla città di Milano un bellissimo stabile invia sant’Abbondio 10, nel quartiere Chiesa Rossa, lungo il naviglio pavese. È straordinario come questi ragazzi siano capaci di vincere la delusione di una amministrazione comunale che, come nel caso della restituzione alla collettività dello spazio Forma da loro realizzata la scorsa settimana, chiude e non apre, esclude e non include.

È una grande emozione riconoscere in loro, come sempre, l’entusiasmo della solidarietà, la voglia di costruire, di camminare insieme a chiunque creda nella possibilità di un domani differente, fondato su più alti valori di accoglienza e partecipazione.

Aprire le finestre, portare la luce là dove da anni regnava colpevolmente il silenzio, restituire lo scompigliato e scomposto fremito della vita a un circolo ricreativo che giaceva da anni in colpevole stato di abbandono, è un’azione di grande libertà.

Sette anni fa il 4 ottobre nasceva il SISA, primo e unico sindacato di docenti e studenti, e oggi festeggiamo incontrando il ministro dell’educazione dello stato plurinazionale della Bolivia alle 18.00 a Sesto San Giovanni.

Mercoledì 8 ottobre partire da mezzogiorno parteciperemo al controvertice dei diritti contro le politiche di austerity, per il lavoro e il reddito promosso dai sindacati di base a Milano in piazza Stefano Türr (zona Sempione) in occasione della conferenza dei capi di stato e di governo sul lavoro, un momento aperto di dibattito e dialogo pubblico.

Venerdì 10 ottobre 2014 le nostre bandiere sventoleranno nella giornata nazionale di mobilitazione e sciopero per la scuola e la cultura in tante piazze italiane, in particolare nella manifestazione studentesca di Milano, convocata alle ore 9.00 in largo Cairoli.

Molte sono le nostre ragioni. Occorre assumere i precari, prioritariamente per garantire classi con un minor numero di studenti, non come ora trenta e più per classe, tornando alla relazione educativa, perché solo così, attraverso il rispetto delle libertà d’insegnamento e di apprendimento, le conoscenze possono essere costruite e non trasmesse, elaborando saperi critici, educando al diritto al dissenso, non al mero ascolto passivo.

Occorre permettere ai docenti lo svolgimento di attività scientifiche e di ricerca introducendo l’anno sabbatico ogni settimo di servizio e adeguare le retribuzioni di docenti e ATA ai livelli europei, essendo oggi le più misere del continente.

È tempo di accrescere la collegialità a tutti i livelli, coinvolgere gli studenti, evitando derive dirigistiche, applicare il metodo milaniano secondo cui è lo studente che interroga il docente, che ne sa più di lui, non il contrario. Vogliamo una scuola senza voti e senza paure, perché solo così la creatività è libera e diventa forza creatrice.

Una scuola che abbandoni l’idea che le lingue straniere siano solo l’inglese, aprendosi a tutte le lingue europee, all’arabo, al cinese, al russo. Occorre premiare la partecipazione e non il merito perché “la selezione è contro la cultura” (don Milani), spiegando ai ragazzi che la scuola è fatta per garantire gli apprendimenti che ti rendono cittadino di un mondo che deve essere eco-compatibile e solidale e non un esecutore abile a un lavoro che presto sarà obsoleto e superato, anche per colpa di aziende prive di innovazione.

Solo una cultura vasta e poliedrica permette infatti di affrontare un mondo del lavoro cangiante, la formazione lavorativa specifica e settoriale sul lungo periodo è dannosa, proprio perché il lavoro cambia. La scuola è chiamata con forza a difendere lo Statuto dei Lavoratori, l’articolo 18, il diritto di tutte e tutti a un lavoro stabile, sicuro e garantito.

Il SISA esige per tutte e tutti coloro che tra 18 e 68 anni sono privi di lavoro un reddito di cittadinanza garantito e senza vincoli temporali. Manifestiamo per l’uguaglianza dei diritti conto ogni forma di esclusione sociale. Solo così costruiremo un domani degno e solidale.

La voce degli altri

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