Verso l’accordo tra Stato-Regioni. Il 27 giugno incontro Miur-Regioni-Sindacati

“Una bozza di accordo fondamentale per dare, all’autonomia scolastica, non solo le gambe ma anche la testa”, così Stella Targetti, commentando la bozza di accordo fra Governo, Regioni e Province Autonome su “finalità, tempi e modalità di attuazione” del Titolo V della Costituzione nella parte concernente l’istruzione.
L’accordo contiene una tempistica precisa: dovrà essere attuato entro il 30 giugno 2013.
Il testo è stato licenziato dalla IX Commissione (Istruzione, Lavoro, Innovazione, Ricerca) della Conferenza delle Regioni: adesso deve essere varato in modo definitivo dalla “Conferenza dei Presidenti” e dalla “Conferenza Stato/Regioni”.
Non è esagerato dire che stiamo cambiando la scuola: completiamo infatti il trasferimento alle Regioni delle funzioni amministrative fissando tempi e modalità”– prosegue la Targetti – “per trasferire dallo Stato centrale le risorse finanziarie, umane e strumentali dando così modo alle Regioni stesse di governare l’intero processo legato all’istruzione, inclusa, in prospettiva, la gestione del personale”.
“Ci lasciamo finalmente alle spalle”- aggiunge la coordinatrice – “una stagione, quella dei ricorsi e dei controricorsi fra Stato e Regioni, che fa solo il male della scuola moltiplicando incertezze e rivendicazioni in un’inutile divaricazione dei livelli decisionali: completiamo il processo di federalismo scolastico e diamo, finalmente, alle Regioni la possibilità di dare all’autonomia non solo le gambe ma anche la testa”.
Stato e Regioni – si legge nel testo – concorrono a perseguire alcuni obiettivi:
tempi e modi per completare il trasferimento delle funzioni amministrative alle Regioni;
tempi e modi per trasferire le risorse (“finanziarie, umane e strumentali”) necessarie all’esercizio di quelle funzioni;
tempi e modi per ridefinire l’amministrazione statale periferica;
condizioni e modalità per attuare la sperimentazione di nuovi modelli organizzativi.
Nel dettaglio, l’accordo comprende cinque capitoli nei quali:
sono individuate le competenze normative fra Stato e Regioni (le norme generali statali sulla scuola saranno raccolte in un Testo Unico e si individueranno i livelli essenziali delle prestazioni da garantire sull’intero territorio nazionale; Stato e Regioni si impegnano a semplificare le rispettive norme ed a chiarire i livelli di responsabilità degli enti locali);
sono predisposte le condizioni per l’esercizio delle funzioni amministrative e dei servizi pubblici su istruzione e formazione professionale (il Governo adotterà decreti per trasferire le risorse alle Regioni con l’impegno di quest’ultime a riformare i loro apparati istituzionali; passeranno alle Regioni dipendenti e risorse degli uffici scolastici regionali e provinciali);
è previsto (nel centrale terzo capitolo) il riparto, fra le Regioni, delle dotazioni organiche relative al personale scolastico: entro il prossimo 30 ottobre dovranno essere approvati i criteri. C’è accordo anche sul dimensionamento della rete scolastica e sul trasferimento alle Regioni dei beni e delle risorse (“umane, strumentali, finanziarie”) della scuola. Così come c’è accordo sulla modifica legislativa necessaria per la disciplina del rapporto di lavoro del personale della scuola. Entro il 31 dicembre di ogni anno, a regime, il dimensionamento della rete scolastica sarà assicurato, nell’esercizio delle rispettive competenze, dalle Regioni e dagli Enti Locali (“nel rispetto dei vincoli annualmente stabilito per la finanza pubblica”);
sono previsti (negli ultimi due capitoli) sia la realizzazione di un sistema unitario di raccolta dati (compresi quelli sull’edilizia scolastica e quelli sull’anagrafe degli studenti) sia la sperimentazione di nuovi modelli gestionali-organizzativi nonché ”forme avanzate di autonomia delle istituzioni scolastiche”.
Fra Stato e Regioni sono costituiti, infine, quattro gruppi di lavoro paritetici:
edilizia scolastica;
anagrafi e sistemi di valutazione;
modelli organizzativi e professione dei docenti;
sperimentazione di nuovi modelli per la gestione delle scuole.
Le sperimentazioni riguarderanno anche interventi (“innovativi”) per l’edilizia scolastica, modelli per il reclutamento del personale e nuovi modelli organizzativi (“anche valorizzando le reti di scuole”).

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